E’ un dato oramai noto che le donne Irlandesi sono state artefici, nel 2008, del fallimento del referendum contro il quale si chiedeva di approvare il
Trattato di Lisbona. Le principali critiche che le donne muovevano al trattato riguardavano non solo la parte della
Carta dei Diritti Fondamentali, in quanto il Trattato taceva sui diritti riproduttivi e sessuali; sul diritto alla libertà femminile; sulla violenza contro le donne; sui servizi a sostegno della maternità e dell’infanzia. Solo a novembre del 2009, infatti, l’Unione Europea ha posto rimedio a tutte queste mancanze approvando una risoluzione adottata dal Parlamento, in cui si sottolinea il numero allarmante di vittime, affermando che la violenza degli uomini nei confronti delle donne costituisce una violazione dei diritti umani, in particolare del diritto alla vita, alla sicurezza, alla dignità, all’integrità mentale e fisica nonché alla scelta e alla salute sessuale e riproduttiva. Altro articolo originariamente contestato dalle donne del Trattato è stato il 14, articolo nel quale si legalizzava la “crescente liberalizzazione dei servizi di interesse economico generale”. I servizi di interesse economico generale sono, per intendersi, gli ospedali, le scuole, i trasporti, le telecomunicazioni, l’acqua, la luce, il gas e tutto quanto non ancora privatizzato nel servizio pubblico generale. Questo proprio perché è statisticamente provato che sono le donne, più degli uomini, che si rivolgono ai servizi pubblici per cure mediche, esami, gravidanza; sono le donne, più che uomini, quelle che si occupano dei servizi di cura ai minori, ai malati, agli anziani; sono donne, più che uomini, quelle che operano nei servizi educativi, donne quelle che maggiormente affollano i mezzi di trasporto pubblico, quelle che risultano più discriminate in ambito salariale e nella gestione dei tempi di vita e lavoro. La capacità delle donne all’accoglienza, alla solidarietà e all’innovazione devono essere considerati un valore aggiunto utile e qualcosa di indispensabile al fine ultimo (dimenticato) dell’essere umano: quello del benessere sociale.