Dalla produzione alla finanza, (ossia, dal lavoro alla moneta a corso legale)

Cos’è successo? Per centinaia di migliaia di anni, l’umanità ha vissuto nomade con un’economia primitiva di mera sussistenza fondata sulla caccia, la pesca e la raccolta dei prodotti spontanei della natura quali frutta, radici, tuberi e funghi. Ciascuno svolgeva una funzione secondo le proprie capacità.
Circa 11.400 anni fa, dopo la domesticazione di alcuni animali, gran parte dell’umanità è diventata stanziale, ha scoperto l’economia agricola e con la rotazione biennale delle culture ha iniziato a produrre. L’agricoltura richiede la disponibilità di un territorio. Perciò nasce la proprietà. Dapprima è in comune. La produzione richiede lavoro. Lavoro significa fatica. Nasce lo schiavismo e la proprietà comune passa ad alcuni.
Con la proprietà di pochi e lo schiavismo nasce lo sfruttamento del lavoro. Per trasformare meglio le risorse naturali in prodotti servono attrezzi, i cosiddetti mezzi di produzione e specializzazione. Così, nasce la divisione del lavoro. Si stabiliscono le classi sociali ed aumenta lo sfruttamento del lavoro.
Dalla produzione nasce lo scambio. Dapprima con il baratto, poi con i mezzi di pagamento. Ed ecco il denaro. Dal denaro nasce il guadagno. Vendendo per una quantità di denaro superiore a quella necessaria per acquistare, lo scambio non avviene più per soddisfare bisogni ma per avere più denaro. Più denaro si possiede, più merce si può acquistare e vendere, più si può guadagnare.
Siccome meno costa l’acquisto e più si guadagna, per aumentare il guadagno si aumenta lo sfruttamento del lavoro. Per ottenere maggiore produttività, lo schiavismo è sostituito dalla servitù, poi dal lavoro salariato. Il denaro diventa l’equivalente dello sfruttamento del lavoro, la differenza fra il valore di mercato dei beni (prezzo) ed il valore riconosciuto al lavoro (salari).
Ad un certo momento, per comodità, il denaro è depositato presso un custode che ne rilascia ricevuta. Con le ricevute di deposito si possono fare pagamenti. Diventano esse stesse denaro. Il custode si accorge che solo una minima parte dei depositi sono prelevati ed inizia ad emettere false ricevute per lo stesso deposito. Nasce la moneta fiduciaria. Non è garantita dal deposito di beni reali ma dalla solvibilità del custode. La moneta è prestata in cambio di interesse. Nasce la banca.
La banca presta moneta fiduciaria senza valore reale in cambio di un interesse. Così, aumenta il denaro senza aumentare i depositi di beni, quindi aumenta la ricchezza monetaria senza aumentare la produzione. È una truffa ma nessuno se ne accorge. Però è un rischio. Allora bisogna legittimare la truffa. Nascono le banche centrali. Sono riconosciute dagli stati. A condizione che il loro denaro sia prestato agli stati e che gli interessi siano pagati da chi lavora e produce. Nasce il corso legale, con cui si obbliga ad accettare in pagamento moneta fiduciaria priva di valore. Se la moneta avesse valore reale non esisterebbe il corso legale
E nasce la finanza. Con moneta fiduciaria priva di qualsiasi valore reale la cui accettazione è imposta mediante il corso legale. All’inizio, questa moneta serve per finanziare gli stati, per acquistare mezzi di produzione e per scambiare una maggiore quantità di merci ad un prezzo di vendita superiore a quello di acquisto. In questo modo, chi dispone di moneta guadagna sia gli interessi sui
prestiti sia la differenza fra prezzi di mercato dei beni e costo del lavoro per produrli sia la differenza fra prezzi di vendita e prezzi di acquisto.
Ma vuole sempre di più. E quando si rende conto di non poter guadagnare più di un certo limite dallo sfruttamento del lavoro e dalla differenza fra prezzi di vendita e di acquisto, trova il modo di prendersi il risparmio di chi lavora e produce. Con la finanziarizzazione. Aumenta l’interesse sui risparmi depositati o ricevuti in gestione e lo paga con i successivi depositi: riceve un capitale di 100 e promette un interesse di 10, poi riceve nuovi risparmi per 120, paga 110 e guadagna 10. Sulla carta.
E quando il sistema finanziario non riesce più a pagare capitale ed interessi con nuovi depositi, il sistema bancario emette nuova moneta fiduciaria e la offre all’esterno dell’economia reale, cioè della produzione, provocando un apparente aumento di valore dei titoli in circolazione, con il quale «copre» virtualmente gli impegni verso i depositanti.
L’aumento della moneta circolante in misura superiore a quella del valore della produzione provoca la perdita di valore, cioè di potere d’acquisto, della stessa moneta, con due gravi effetti: un’ulteriore sottrazione di valore al lavoro ed una riduzione dei consumi. Infatti, se per 100 di valore della produzione è in circolazione moneta per 100, con ogni centesimo di moneta si acquista un centesimo di valore di produzione. Se, invece, per 100 di valore della produzione è in circolazione moneta per 200, con un centesimo di moneta si acquista mezzo centesimo di produzione ed il resto della produzione rimane senza domanda. È lapalissiano.
Con questo processo, a lungo andare, la moneta perde l’intero suo potere d’acquisto e la produzione reale di beni e servizi si riduce per effetto della riduzione della domanda. Ad un certo momento, chi dispone di beni non accetta più moneta a corso legale e si ha un’ulteriore contrazione dell’intera economia reale: così, si consuma di meno e quindi si riduce la produzione. Soprattutto quel che serve per soddisfare bisogni essenziali. È automatico. Se si continua così, la situazione può solo peggiorare ed il sistema implode. È inevitabile.
Le «grandi» manovre e le assicurazioni degli Stati e delle banche centrali non hanno alcun effetto concreto. L’unica cosa che possono fare le banche centrali è emettere nuova moneta. Ma devono scegliere se impiegarla nell’economia reale e lasciar cadere la finanza speculativa e le sue élites sotto i debiti o destinarla a chi controlla la finanza e lasciar crollare l’economia reale. Scelgono la seconda soluzione, senza rendersi conto che in questo modo ci sarà il collasso sia della finanza sia dell’economia reale.
Gli Stati non possono fare assolutamente nulla. Sono pieni di debiti e con la previsione di riscuotere meno imposte per effetto della depressione economica. Possono solo aumentare i loro debiti ma in questo modo falliscono essi stessi. Questo accadrà nei prossimi mesi. Ormai, costa di più assicurare i titoli di debito dei maggiori stati che i debiti delle imprese private.
D’altra parte, la voragine della finanza è talmente profonda che l’iniezione di alcune migliaia di miliardi di nuova moneta serve solo a procrastinare di poche settimane la sua agonia. Basti pensare che dal 7 novembre 2008 sono iniziate le perdite di CDS (credit default swaps) fasulli per un valore stimato in 20.000 miliardi di US Dollari.
Governi e banche dimostrano la loro completa pochezza: o fanno finta di non sapere, ed allora vanno soppressi per inedia, oppure non capiscono proprio che cosa sta accadendo, ed allora vanno eliminati per incapacità manifesta. In ogni caso, non saranno loro a risolvere la situazione perché proprio loro hanno creato gli strumenti legislativi e monetari dalla quale deriva. Del resto, non è possibile risolvere un problema adottando le stesse soluzioni che lo hanno provocato.
L’unica soluzione per uscire da questa situazione in cui si trova la maggioranza dell’umanità è scollegare la moneta a corso legale dall’economia reale e sostituirla con una moneta che rappresenti il lavoro futuro necessario a produrre i beni e servizi che saranno acquistati con la stessa moneta. Se distribuita in parti uguali, questa moneta del lavoro è anche l’unico mezzo pacifico per ridistribuire equamente la ricchezza sul pianeta.
Per questi scopi, abbiamo cominciato ad emettere Promocash, l’unica moneta al mondo con valore reale, garantita fin dall’emissione. Cento Promocash (in moneta telematica) sono assegnate gratuitamente ad ogni cittadino di Promolands con l’impegno di prestare, in una o più volte, entro cinque anni dall’assegnazione, 100 ore di lavoro a favore di Promolands o chi per essa. .
Non saranno emesse più di 100 Promocash per ogni persona, salvo un 5% (del totale) da destinare unicamente ad iniziative umanitarie. L’adozione di Promocash è semplice. Essa non deve essere offerta ma richiesta in pagamento: da chi presta lavoro e da chi vende beni e presta servizi. Innanzitutto dai lavoratori. Se i lavoratori chiedono Promocash in pagamento dei loro compensi, le imprese devono chiedere Promocash in pagamento dei beni e servizi offerti sul mercato. In questo modo si riavvia il circolo virtuoso che si è interrotto con la moneta a corso legale. Purtroppo, la situazione è così grave che ormai nemmeno Promocash basteranno più se non cominceranno ad essere adottate in modo massiccio. Per cambiare il mondo. Ma, al punto in cui siamo, non si tratta tanto di cambiare il mondo quanto di salvarlo. Perchè il processo di impoverimento coinvolgerà i Paesi più sviluppati, quelli più poveri ed anche quelli in via di sviluppo, Cina, India, Russia e Brasile compresi.
Infatti, i Paesi più ricchi consumeranno e produrranno sempre meno, i Paesi più poveri resteranno senza le poche risorse provenienti dall’esterno ed i Paesi in via di sviluppo non riusciranno più ad esportare. Gli stessi Paesi esportatori di petrolio ed altre risorse naturali resteranno senza domanda. Sarà il caos definitivo. Ed è facile prevedere che in questa situazione aumenterà la violenza locale ed internazionale. Con la massima probabilità di nuove guerre. Del resto, la finanziarizzazione dell’economia è considerata dagli economisti più liberi l’ultimo stadio del sistema economico fondato sullo sfruttamento del lavoro.
Nello stesso tempo, il nostro pianeta non riesce più a sostenere il livello di consumi, anzi di sprechi, degli ultimi decenni. Il problema non è lo sviluppo demografico ma il modo in cui l’umanità si rapporta con l’ambiente per effetto della sua smania di avere. Ciò ha provocato una gravissima distonia fra umanità e pianeta. Come soluzione, c’è chi pensa ad una decimazione (mediante guerre ed epidemie) e chi, bontà sua, suggerisce la limitazione forzata dello sviluppo demografico.
Con l’attuale progresso scientifico e tecnologico, sulla Terra possono vivere fino a trenta miliardi di persone. Meglio se in piccoli gruppi piuttosto che in grandi città. Ma, per sostenere una popolazione di tali dimensioni, dobbiamo tutti adottare austerità e rigore aderenti ai reali bisogni ed abbandonare gli eccessi. L’etica e la moralità non possono essere surrogati dall’eccesso di consumi. E lo spreco non crea felicità per nessuno ma solo apparenza ed abitudine per una minoranza e povertà, insicurezza e disperazione per la maggioranza.
Salvare il mondo significa partire dal basso, significa transizione di fase: dalla società dei consumi a quella della consapevolezza, della moderazione e della coscienza. Ma la rivoluzione delle coscienze presuppone le necessarie condizioni materiali. Non ci potrà mai essere rivoluzione delle coscienze senza un’equa ridistribuzione della ricchezza. Questo deve essere il nostro comune imperativo categorico. Per tutti. Anche per chi non ha ancora capito. Insieme si può.