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Isola delle Rose - Micronazione

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silvercloud87
view post Posted on 18/2/2009, 15:58




Conoscete la sua storia?

Storia

La creazione della base


Nel 1958 l'ingegnere bolognese Giorgio Rosa (n. 1925) pensa di costruire un telaio di tubi in acciaio ben saldati a terra, da trasportare in galleggiamento fino al punto prescelto (fuori dalle acque territoriali italiane) ed installarlo. Si costituisce dunque la SPIC (Società Sperimentale per Iniezioni di Cemento), con presidente Gabriella Chierici, moglie dell'ingegnere e suo direttore tecnico. La prima ispezione del punto prescelto, al largo di Rimini, a circa 11,5 km dalla linea di costa, avvenne tra il 15 luglio ed il 16 luglio 1958, utilizzando un sestante ed allineandosi con il faro del grattacielo di Rimini.

Giorgio Rosa ipotizza per la posa della sua isola di alzare il basso fondale marino con un sistema di dragaggio della sabbia trattenuta da alghe. Tale sopralluoghi avvennero utilizzando un natante, costruito in acciaio e propulso con un motore di una Fiat 500. I sopralluoghi proseguirono per tutta l'estate del 1960, con frequenza bisettimanale, avendo come base un capanno sul molo di Rimini.

Nell'estate del 1962 però, per problemi finanziari ed ingegneristici, l'impresa si bloccò anche perché nell'ottobre dello stesso anno fu intimato dalle autorità italiane di rimuovere qualsiasi ostacolo alla navigazione.

Il 30 maggio 1964 furono contattate le Capitanerie di Porto di Rimini, Ravenna e Pesaro, rispettivamente per opzionare gli spazi in banchina, per i rifornimenti di gasolio e per la costruzione della struttura dell'isola presso i Cantieri Navali e per la pubblicazione dell'avviso ai naviganti per la segnalazione della presenza di strutture.

L'indipendenza

Per tutto il 1965 ed il 1966 proseguirono i lavori di armamento della struttura, ma molto lentamente, poiché per le avverse condizioni meteomarine si poteva operare per non più di circa tre giorni a settimana.

Il 23 novembre 1966 la Capitaneria di Porto di Rimini intima di cessare i lavori privi di autorizzazione, poiché la zona era in concessione all'Eni. Il successivo 23 gennaio anche la Polizia s'interessa della vicenda, richiedendo conferma che si trattava di lavori sperimentali. Il 20 maggio 1967 alla profondità di 280 metri dal piano di calpestio dell'isola fu trovata, per perforazione, una falda di acqua dolce. Il 20 agosto 1967 l'isola si aprì al pubblico.

Intanto sull'isola i lavori continuavano: sui pali fu gettato un piano in laterizio armato alto 8 metri sul livello del mare su cui si eressero dei muri che limitavano dei vani. L'area a disposizione era di 400 m². S'inizio una soprelevazione di un secondo piano, che doveva concludersi, in previsione, in cinque piani. Fu attrezzata anche l'area di sbarco dei battelli (la "Haveno Verda", in italiano il "Porto Verde") - che avveniva tramite banchine e scale - con dei tubi di gomma pieni di acqua dolce (con peso specifico, quindi, minore, di quello dell'acqua di mare e galleggianti) per tranquillizzare lo specchio d'acqua destinato allo sbarco; questa soluzione era adottata dalle analoghe piattaforme a largo di Londra.

L'isola artificiale dichiarò l'indipendenza l'1 maggio 1968, con Giorgio Rosa come Presidente.


wikipediait.wikipedia.org/wiki/Isola_delle_Rose_(micronazione)

ps non sapevo dove pubblicare, liberi di spostare altrove il messaggio
 
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view post Posted on 20/2/2009, 14:33
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Grazie, ogni altro intervento sulle realtà micronazionali sarà ben accetto.
 
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silvercloud87
view post Posted on 20/2/2009, 17:41




Penso siano realtà da prendere in esame, soprattutto da parte di chi deve portare il timone di una realtà micronazionale.
 
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bobby151169
view post Posted on 21/2/2009, 08:12




Condivido.
 
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Nichol Le Bennerg
view post Posted on 24/2/2009, 08:07




l'ing. Rosa è stato un gran pensatore. Ma che fine ha fatto?
 
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Dan Comma
view post Posted on 14/3/2009, 21:54




ho cercato un pò qua e un pò là...ma non si sà + nulla pare scomparso...mica sarà una leggenda?
 
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silvercloud87
view post Posted on 19/3/2009, 00:05




No no, non è una leggenda. E' un tentativo reale; io vivo poco lontano da Rimini e qualcuno di interessato mi ha raccontato alune cose, ma sono tutte scritte nel testo.
 
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Adriano Primo
view post Posted on 19/3/2009, 08:50




.....allora possiamo ben dire che è stato uno dei primi tentativi seri in Italia!
 
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Nichol Le Bennerg
view post Posted on 4/12/2009, 09:36




Guardare qui per credere. C'e' anche un'intervista con Stefano Paganelli, il Responsabile della DIVE Planet di Rimini!

Abitare, una rivista italiana bilingue di architettura, arredamento e design, ha recentemente pubblicato un articolo sull’Isola delle Rose:
http://www.abitare.it/featured/lisola-dell...switch_lang/it/
 
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Marina Luisi Bilancia
view post Posted on 12/7/2011, 09:47




Ogni anno in estate ricompare qualcosa su questa isola saltata alle cronaco oltre 40 anni fa. Direttamente dal sito web del Corriere Nazionale l’articolo pubblicato Sabato, 18 Giugno 2011 a cura di David Barbetti e ripreso da un ampio servizio sulle micronazioni direttamente dall’edizione stampata.

BOLOGNA – Quel “peccato di gioventù”, come l’ingegner Giorgio Rosa lo definisce oggi, era riuscito in poche settimane a mettere in allerta l’intero Paese, governo e Difesa in testa. Uno Stato indipendente a pochi chilometri dalle spiagge romagnole, seppur su una piattaforma fuori dalle acque territoriali, poteva nascondere interessi di superpotenze come la Russia, che vi avrebbe fatto attraccare sottomarini per il controllo dell’Adriatico. Questo, almeno, si diceva. Ma le cose stavano in maniera diversa. Nel maggio del 1968, a 11 chilometri e 500 metri dalla spiaggia di Rimini, una piattaforma diventò uno Stato sovrano. A proclamarlo fu un ingegnere bolognese, Giorgio Rosa, che diede vita alla “Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose”, in cui l’esperanto era la lingua ufficiale. Un progetto costato cento milioni. L’isola artificiale iniziò ben presto ad attirare curiosi e turisti, che in un’ora di navigazione potevano uscire dall’Italia: sulla piattaforma c’erano un bar, un ristorante e un ufficio postale che emetteva francobolli, anche se nelle intenzioni dell’ingegner Rosa si sarebbero dovute sviluppare anche altre attività commerciali. Ad accorgersi dell’isola delle Rose non furono però soltanto turisti e curiosi, ma anche il governo italiano che in pochi giorni mandò la Guardia di Finanza: alcune motovedette circondarono la piattaforma e ne vietarono l’accesso. La Repubblica Esperantista emise alcuni francobolli con la dicitura “Milita Itala okupado”, vale a dire “occupazione militare italiana”. Il caso, divenuto ormai affare internazionale, si chiuse pochi mesi dopo, quando la Marina militare minò la piattaforma, che finì in fondo al mare.

Ingegner Rosa, oggi ci sono persone che vogliono far rivivere il suo progetto: le fa piacere?
“Certo, ma ormai ne sono fuori: ho 86 anni e quello è stato un peccato di gioventù”

Secondo lei perché gli Stati “ufficiali” temono le micronazioni?
“La libertà fa paura perché tutti ne parlano e la sbandierano ma è difficile concederla. E poi la ‘casta’ non avrebbe più legittimazione con iniziative indipendenti”

La sua Isola delle Rose era solo un’utopia?
“Tutt’altro: la piattaforma doveva espandersi in verticale con un altro piano e altre attività commerciali”

Cosa l’aveva spinta a quel progetto?
“La voglia di libertà, per uscire dalle regole della Chiesa e della Dc che soffocavano l’Italia. Ma fui ostacolato in tutti i modi possibili: arrivarono persino a dire che era una copertura per i sottomarini russi. Provai a parlare con Saragat e con il ministro Preti dopo che scoppiò il caso, ma non mi vollero ricevere”

La piattaforma fu distrutta: un’esagerazione?
“Direi di sì e non mi rimborsarono nemmeno il materiale che avevo portato sull’isola”

Non le è mai venuta l’idea di riprovarci?
“In Italia non c’era proprio la possibilità. All’estero invece ci sono stati negli anni tanti casi simili, utilizzando piattaforme abbandonate della Seconda Guerra Mondiale che erano diventate zone franche”

Ha qualche rimpianto?
“No, ero un professionista che ha tentato questa avventura e poi ha proseguito con la sua carriera. Ho vissuto a pieno la mia vita e indietro non guardo più”.
 
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view post Posted on 18/7/2011, 05:48
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A proposito di questa famosa "isola che non v'è più" e delle basi sulla quale fu costruita, devo dire che (perchè ho avuto modo di constatarlo con i miei occhi) in mezzo al mare Adriatico e precisamente a circa 4-5 miglia in corrispondenza di Pineto (città balneare abruzzese nella provincia di Teramo) esistono 2 piattaforme petrolifere in disuso. Per curiosità ho fatto una ricerca su internet e guardate cosa ho trovato (video youtube). Perchè allora non provare a ricreare simili condizione che hanno visto la creazione dell'Isola delle Rose? .....magari affidare questi "mostri ecologici" nelle mani di privati coscienziosi e bramosi d'indipendenza, si potrebbe allo stesso tempo ripulire il mare da quella "sozzima" così tanto ben messa in evidenza dal Rev. Tallini!
 
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Milady Iozal Reward
view post Posted on 18/7/2011, 22:04




CITAZIONE (Angell Cherubini @ 18/7/2011, 06:48) 
A proposito di questa famosa "isola che non v'è più" e delle basi sulla quale fu costruita, devo dire che (perchè ho avuto modo di constatarlo con i miei occhi) in mezzo al mare Adriatico e precisamente a circa 4-5 miglia in corrispondenza di Pineto (città balneare abruzzese nella provincia di Teramo) esistono 2 piattaforme petrolifere in disuso. Per curiosità ho fatto una ricerca su internet e guardate cosa ho trovato (video youtube). Perchè allora non provare a ricreare simili condizione che hanno visto la creazione dell'Isola delle Rose? .....magari affidare questi "mostri ecologici" nelle mani di privati coscienziosi e bramosi d'indipendenza, si potrebbe allo stesso tempo ripulire il mare da quella "sozzima" così tanto ben messa in evidenza dal Rev. Tallini!

i mostri ecologici rendono + mostri gli esseri umani....figuriamoci se poi i mostri hanno intenzione di perdere il potere di esercitare il potere!
 
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Adriano Primo
view post Posted on 24/7/2011, 07:32




.....questo video su youtube fa venire tanta rabbia!
 
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view post Posted on 5/9/2012, 08:47
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Si parla di nuovo della bizzarra micronazione fondata al largo di Rimini negli anni Sessanta, per via del nuovo romanzo di Walter Veltroni.

Walter Veltroni ha scritto un nuovo romanzo (L’isola e le rose, Rizzoli), in parte ispirato alla vicenda dell’ingegnere bolognese Giorgio Rosa, che dalla fine degli anni Cinquanta fu protagonista di una letteraria avventura geopolitica nel mare della Romagna, che spesso riaffiora nei racconti estivi dei giornali: Rosa si diede da fare per costruire una micronazione nel mare Adriatico, conosciuta come l’Isola delle Rose. I personaggi del romanzo di Veltroni sono quattro ragazzi di Rimini, amici di scuola, tra cui un Giulio che sogna di costruire una piattaforma in mare aperto dove fare incontrare musicisti, poeti, esteti e artisti di vario genere.

Video


Il personaggio di Giulio è chiaramente ispirato a quello di Giorgio Rosa, che nel 1958 ebbe l’idea di progettare una sorta di isola artificiale da collocare al largo di Rimini a quasi 12 chilometri dalla costa e ad alcune centinaia di metri dalle acque territoriali italiane. Rosa era interessato alla sperimentazione ingegneristica e insofferente delle burocrazie immobiliari, ma il progetto prese poi dimensioni più estese. Per un paio di anni, Rosa fece numerosi sopralluoghi nella zona, studiando il sistema migliore per ancorare la sua piattaforma al fondale. Superati alcuni problemi tecnici e finanziari, fu avviata la costruzione della struttura che richiese diversi anni, anche perché a causa delle condizioni del mare e del meteo non era possibile lavorare molte ore alla settimana nei pressi della piattaforma.

articolo-isolarose


I lavori di Giorgio Rosa non passarono naturalmente inosservati e verso la fine del 1966 la Capitaneria di porto di Rimini chiese che i lavori fossero fermati, anche perché diverse aree nella zona erano state date in concessione all’ENI. Anche la polizia si interessò alla vicenda, ma Rosa riuscì comunque a proseguire l’opera di costruzione e nell’estate del 1967 aprì al pubblico la sua isola, anche se c’era ancora molto lavoro da fare per ampliarla e migliorarla. La piattaforma aveva una superficie di circa 400 metri quadrati, era una sorta di grande palafitta, e Rosa dispose l’avvio della costruzione di un secondo piano, per raddoppiare lo spazio a disposizione.

Il primo maggio del 1968 Giorgio Rosa dichiarò unilateralmente l’indipendenza della sua isola artificiale, nominandosene presidente. Chiamò la nuova micronazione “Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose” (“Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj”) e la dotò di una lingua ufficiale (esperanto), di un governo e di una propria valuta.

roseisola


Il mese seguente tenne una conferenza stampa per comunicare al mondo la costituzione del nuovo stato. Le autorità italiane non la presero bene, anche perché nacquero diversi sospetti sulla possibilità che la trovata di Rosa fosse uno stratagemma per non pagare le tasse sui ricavi ottenuti grazie all’arrivo di numerosi turisti e curiosi. Fu disposta una sorta di blocco navale intorno all’Isola delle Rose, l’ingegnere ottenne un colloquio con uno dei responsabili del Servizio informazioni difesa, i servizi segreti militari italiani, ma non se ne ricavò molto.

Sempre a giugno, una decina di pilotine della polizia con a bordo agenti e militari presero possesso dell’Isola delle Rose, che in quel momento era abitata solamente dal guardiano e dalla sua compagna. Rosa inviò un telegramma di protesta all’allora presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, senza ottenere risposta. Nelle settimane seguenti ci furono interrogazioni parlamentari e l’invio a Rosa di diverse proposte di acquisto della piattaforma.

Ad agosto il ministero della Marina mercantile inviò alla Capitaneria di porto di Rimini un dispaccio, in cui veniva richiesto a Rosa di demolire la piattaforma costruita al largo di Rimini. L’ingegnere presentò un ricorso che fu respinto e nonostante l’interessamento di alcuni esponenti politici, nel novembre del 1968 a Rimini furono sbarcati a terra tutti i materiali trasportabili trovati sull’Isola delle Rose, in vista della demolizione con esplosivo della piattaforma. Lo smantellamento avvenne nei primi mesi del 1969, la struttura resistette a due diverse esplosioni controllate, ma gravemente danneggiata si inabissò comunque in seguito a una burrasca di fine febbraio.

La vicenda ebbe numerosi strascichi, anche perché non aveva precedenti nella nostra storia giuridica. Le polemiche continuarono anche dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato, secondo il quale le pretese di indipendenza e sovranità accampate dai proprietari della piattaforma erano infondate. Anche fuori dall’Italia, si concluse, i cittadini italiani devono sottostare alle leggi statali.

La Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose non fu mai riconosciuta da alcuno stato del mondo nel suo breve periodo di vita. La micronazione aveva come simbolo uno stemma su cui erano rappresentate tre rose rosse, con uno scudo bianco a fare da sfondo. La bandiera era arancione con al centro lo stemma della repubblica. L’inno della micronazione era un brano tratto dalla prima scena del terzo atto dell’Olandese volante, opera di Richard Wagner. La valuta scelta da Rosa e da chi partecipò al governo dell’isola – familiari e conoscenti di Rosa – fu il Mill, con un cambio alla pari rispetto alla lira italiana. La repubblica non produsse mai banconote e monete della propria valuta, ma solamente alcune emissioni di francobolli. Una delle emissioni mostrava la cartina dell’Italia con in evidenza la posizione in cui si trovava la piattaforma.
 
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13 replies since 18/2/2009, 15:58   138 views
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