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Inchiesta sull'attendibilità della Bibbia

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bobby151169
view post Posted on 14/10/2009, 13:25




Tutte le religioni e tutte le culture sono profondamente influenzate da famosi libri sacri. Però, sottoposti ad uno studio e ad una verifica, tali libri sacri si rivelano sempre essere estremamente inattendibili, con molte parti che cadono nell'improbabile o nell'impossibile. Infatti, i libri sacri sono stati scritti in tempi antichi da persone che non avevano una cultura scientifica minimamente paragonabile a quella moderna.
Ai tempi della stesura dei libri sacri persino le persone più colte attribuivano a divinità tutto quello che non riuscivano a spiegare ma, visto che loro conoscenze primitive non permettevano di spiegare quasi tutto, allora quasi ogni cosa era dovuta all'intervento di una divinità. Le persone che scrissero i testi sacri tentavano sempre di spiegare cose basilari attraverso le loro primitive conoscenze ed una forte dose di fantasia. Quindi ecco gli impossibili racconti della creazione del mondo e dell'uomo, su come è fatto il mondo, su esseri che non potevano esistere, su eventi che non potevano accadere, e così via.
Qualsiasi libro sacro diviene un libro assolutamente inattendibile se analizzato con le conoscenze scientifiche attuali. Infatti, è possibile dimostrare utilizzando prove scientifiche inoppugnabili che moltissime cose nei libri sacri non possono esistere, e quindi sono solo delle invenzioni partorite dalla fantasia di uomini dell'antichità. D'altronde gli antichi che hanno redatto i libri sacri non potevano certamente avere conoscenza più avanzate di quelle attuali.
Inoltre, è possibile dimostrare che i libri sacri derivano in gran parte da racconti o pensieri che erano popolari presso i popoli con cui entrarono in contatto le persone che hanno redatto i libri sacri.
Tutto ciò porta all'inattendibilità di tutti i libri sacri, che al limite possono essere considerati come dei libri di racconti e di filosofia antica di alcuni popoli della Terra, delle regole comportamentali da far seguire alla gente, ma non certo devono ricevere tutta quell'importanza che gli viene data.
L'inattendibilità dei libri sacri porta anche al fatto che elementi di base come Dio o l'anima non esistano, come d'altronde la realtà di tutti i giorni ci dimostra. Infatti è possibile indagare praticamente dovunque e persino in campi dove l'occhio umano non può vedere, ma di Dio o dell'anima non esiste nessuna traccia. Inoltre, nel mondo avvengono continuamente atrocità nei confronti di persone innocenti, ma Dio non interviene, nemmeno se tali atrocità si compiono nel suo nome.
La completa assenza dimostrata delle divinità, sia nel bene che nel male, rende assurdo credere nella loro esistenza. A loro favore ci sono molte storie, che non possono essere verificate, analizzando le quali sembra che le divinità intervenissero continuamente sulla Terra solo quando l'uomo era ignorante e/o quando non aveva telecamere per riprendere tali divinità. Con l'invenzione delle apparecchiature moderne è fin troppo facile scoprire quanto sia una assurda la storia dell'intervento di una divinità ai giorni nostri, ecco perché rispetto al passato oggi le persone si fanno scrupolo ad inventare storie sugli interventi divini.
Tuttavia, ancora oggi in tutte le religioni si sente spesso parlare di miracoli e di prodigi divini. La scienza ha dimostrato che sono falsi o comunque che col divino non centrano proprio nulla. Infatti, in casi di miracoli e di prodigi divini si è appurato che si tratta di mitomani o si tratta di truffatori o si tratta di persone suggestionabili in buona fede.
Molte persone di tutte le religioni affermano di essere state miracolate, ma analizzando scientificamente i fatti si rivela che si scambiano eventi fortunati con i miracoli: se un fatto va bene è un miracolo, se va male è una disgrazia. Inoltre, in molti casi si è rilevato scientificamente la presenza di guarigioni comunque rientranti nella normalità. In altri casi ancora si tratta di truffe o di mitomani.
Lo stesso vale per le persone di ogni religione che affermano di essere protagonisti di eventi divini, ma quando si analizzano scientificamente le loro prove si rivelano i fantasiosi trucchi usati che di divino non hanno proprio nulla: si va dai trucchi dei prestigiatori a quelli amatoriali realizzati malissimo.
La scienza dovrebbe confermare e non smentire i miracoli e gli eventi divini, infatti questi ultimi sono teoricamente la possibilità di dimostrare che certe cose esistono realmente, ma finora nulla di divino è stato mai trovato.
D'altronde la scienza di permette di guardare ed esaminare qualsiasi cosa possibile e di vedere qualsiasi cosa che sia invisibile all'occhio umano, ma non vi è nessuna traccia di qualsiasi cosa divina.
Ma dietro alle religioni di tutto il mondo si sono create delle potenti organizzazioni che hanno acquisito molto potere e consenso, e di conseguenza tali organizzazioni faranno sempre l'impossibile pur di fare credere la gente in questa o quella religione, anche se essi devono scontrarsi con la realtà: loro semplicemente fanno finta di non vederla.


L'inattendibilità della Bibbia



La Bibbia è il testo sacro più famoso di tutti, che ha influenzato in modo quasi esagerato il destino dell'umanità. Ma, al pari degli altri libri sacri, anche la Bibbia si dimostra essere fin troppo inattendibile, dato che per la maggior parte si tratta di eventi inventati o di eventi copiati da altre fonti o di eventi distorti a proprio piacimento.
Infatti, la Bibbia è per la maggior parte un adattamento di paganissimi poemi/epopee/canti/leggende dei popoli con cui gli ebrei entrarono in contatto. Più precisamente, la Bibbia è piena zeppa di episodi adattati da epopee mesopotamiche, canti adattati da quelli di dei pagani (come gli inni al dio Baal), figure e visioni prese in prestito da quelle pagane, e tanta influenza della cultura con cui gli ebrei entravano in contatto. Queste culture facevano arbitrariamente introdurre nuovi elementi nella Bibbia, e sono dei concetti pagani su cui noi basiamo la nostra vita. Sui nuovi concetti introdotti nella Bibbia ci si basava anche per le storie che venivano successivamente inserite, creando così un effetto a catena. Ma le inesattezze scientifiche e le credenze del tempo rimangono, persino le più fantasiose, come il fatto che Dio nella Bibbia dice che i conigli sono dei ruminanti o il fatto nella Bibbia è scritto che i fulmini sono scagliati sulla terra da Dio.
Nella Bibbia, tra le innumerevoli inesattezze scientifiche ed assurdità varie, si nota qualche esattezza presa in prestito da popoli pagani quali Egizi, sumeri e babilonesi, che avevano notevoli conoscenze astronomiche e non erano nemmeno digiuni di eliocentrismo. Inoltre, molte persone nell'antichità riuscirono a teorizzare cose che saranno scoperte sono in era moderna, come nel caso dell'atomo di Democrito, un filosofo Greco e pagano il quale ha azzeccato una teoria scientifica che si è rivelata vera 2000 anni dopo.

La Bibbia spudoratamente copiata da fonti pagane



Non solo la lingua (la cosiddetta "quadrata ebraica" attuale fu introdotta appunto da Esdra), ma anche la struttura e la maggior parte dei temi biblici è di provenienza non certo ebrea/divina.
Citiamo alcuni esempi: la Genesi ha parallelo nell'Enuma Elish, l'epos di Marduk; il diluvio è già presente nella tavoletta XI del poema di Gilgamesh, che è poi l'antesignano di Sansone; il racconto di Caino e Abele ricalca la vicenda avestica di Manu e Yima, miscelata alla favola egiziana dei due fratelli ed al poema cananeo di Aqat e Daniel; Mosé dato alle acque è preceduto dalla storia akkadiana mitizzata di Sargon I il Grande (risalente addirittura al 3400 a. c.)....
David e Golia riecheggiano la storia egizia di Sinuhe, del II millennio; la creazione di Adamo è preceduta dall'epos sumera della Creazione di Adapa e le sequenze dei patriarchi dalle dinastie divine del Prisma di Weld-Blundell, entrambi risalenti a mille anni prima; buona parte delle leggi del Deuteronomio sono già riscontrate agli effetti nel Codice di Hammurabi, di Hatti, di Ebla e di Mari...
Parecchi Proverbi riecheggiano i detti del saggio egizio Amenope, ed in particolare il trentesimo si rifà all'epos sumerica di Etana, che è anche il modello secondario del Lucifero di Isaia, poi ripreso pure nel Bellerofonte greco; certuni Salmi sono assai simili dall'Inno ad Aton di Akhenaton ed al Ciclo di Baal; il Cantico dei Cantici riecheggia la Canzone di Tammuz ed Ishtar e la tavoletta X dell'onnipresente epos del re di Uruk; il Libro di Giobbe compendia il poemetto babilonese Ludlul Bel Nimeqi misto alla favola cananea di Keret...
È necessario sottolineare che la maggior parte delle leggi sparse dall'Esodo al Levitico, il cui canone di giustizia è ben illustrato fra tanti passi ad esempio ne Nmr. 16.20-50 e Deut. 11.1, siano una sfilza di precetti espunti prevalentemente dal Codice di Hammurabi, dai palinsesti pagani di Mari e di Hatti, adattati in maniera grottesca e sistematicamente chiosati regolarmente dal riverberante leit-motiv ipnotico "io, il signore".

I paralleli e le anticipazioni sarebbero tantissimi.



Queste fonti erano ancora circolanti nel Medioriente ed oltre fino ad epoca antica abbastanza tarda, soprattutto nei luoghi nei quali gli "ebrei" si trovarono via via deportati nel corso dei secoli; pertanto, i compilatori della Bibbia non videro di meglio che adattarle alle necessità etniche e ripresentarle come prodotto esclusivo della cultura ebraica. Tutta questa eterogeneità diede origine ad una provvidenziale babelica confusione di fonti che si riflette nella medesima struttura ermeneutica del documento e nelle aporie in cui incorsero i suoi redattori.
Dio stesso proviene dalla cultura religiosa del popolo Babilonese e Sumero, con i quali gli ebrei furono a stretto contatto. Basti pensare al dio babilonese Iav signore degli eserciti, dio geloso, dio vendicativo, ecc. Nonché ad El il creatore. Nell'antico testamento è palese che la religione ebraica non era monoteista ma monolatrica. L'antico testamento non nega l'esistenza di altri dei, ma impone la venerazione di uno solo. Cosa tipica delle città stato babilonesi e sumere dove era riconosciuta l'esistenza di tutti gli dei, ma si venerava il dio tutelare della specifica città.
Il Dio che riscontriamo nel Genesi da Adamo a Noé, nel Libro di Giobbe e certe altre parti intermissive della Bibbia, rivela caratteristiche strettamente stanziali, e si chiama prevalentemente El; questo era la divinità suprema dei cananei, un popolo che al tempo in cui gli ebrei si trovavano ancora in uno stato di primitività, possedeva già una cultura molto avanzata, certamente in contatto con l'area mesopotamica (con la quale condivide lo stesso radicale proto-semitico che designa il termine "Dio", ossia "el", "ilu").
Buona parte del Pentateuco riecheggia, invece, la presenza di un Dio chiamato Yahvéh, che riflette una cultura ancora barbara ed incerta, di passaggio dal calcolitico all'età del ferro: o, per meglio dire, il ritorno ad uno stadio di barbarie.
Il Yahvéh biblico è un Dio d'origine politeista, noto in un vasto raggio territoriale, e divenuto somma divinità locale ebraica in un periodo storico quasi coevo allo Zeus greco: e, come accade per i suoi corrispettivi extra-giudaici, è sottoposto ai medesimi problemi di credibilità.
Notiamo una sequela di dettagli parecchio singolari a proposito di quest'ultimo: dettagli che non dovrebbero affatto sussistere nel libro ritenuto espressione della sua parola, e che ben giustificherebbero la necessità di un Dio più "preciso" da parte di chi s'incaricò d'allestire la "evoluzione teologica" cristiana.
"Osservate le mie leggi e mettetele in pratica. Io sono il Signore che vi vuole fare santi", dice Yahvéh nel Deuteronomio; ma proprio ad osservare queste "leggi", dubitiamo siano il viatico per la santità. Se le incongruenze che riscontriamo negli episodi che spaziano da Adamo a Noé ci suggeriscono piuttosto una divinità affetta da demenza senile, dall'altro canto Yahvéh è caratterizzato da una sistematica predilezione per il paradosso e la violenza: la sua politica può essere sintetizzata per massima misura statistica nel costante utilizzo di formule d'ammonizione, rampogne, ricatti, vendette, exempla truculenti minacciati secondo lo schema booleano "se fai... allora... altrimenti".
Tolti i cosiddetti miracoli e certi episodi teatrali di dubbia provenienza, le minacce, i vaticinii e le promesse convergono a formare il substrato primario dell'agenda di Yahvéh, ossia il motivo per cui la sua figura di fondamentalmente basso profilo si è impressa nell'inconscio di massa.
Dalla Bibbia emerge essenzialmente un Dio che ha tutte le caratteristiche degli dei pagani, con spiccati lati negativi.
Come il dio della peste babilonese Nergal, Yahvéh è un Dio instabile, che si infiamma e si pente a ciclo continuo, in più di un'occasione.
È un Dio vendicativo e dimostra una propensione elettiva per l'inaffidabilità, tale che le sue promesse sono frequentemente disilluse dalla storia.
Nella Bibbia il gusto per la strage si sviluppa con continuità, intrecciandosi a quello per il paradossale ed il contraddittorio.... e si avverte anche una sorta d'esagerazione ingiustificata, quasi un vizio di forma compiaciuto, nell'arricchire fatti minimali magari storicamente verificatisi in un contesto ristretto, ed amplificarli a livello universale.

Provenienza ed attendibilità di alcune parti fondamentali



L'antico testamento pesca anche ampiamente dei miti sumeri (diluvio) e dai miti mazdeisti (creazione tramite volontàparola).
La Genesi biblica è stata in parte inventata dagli ebrei ed in parte trasmessa agli Ebrei dall'influenze esterne, come quella setta manichea. Infatti, la Genesi contiene in parte degli elementi copiati o adattati da storie famose tra gli antichi popoli mesopotamici ed in parte contiene degli elementi inventati dagli ebrei per spiegare a loro modo alcuni fatti fondamentali della vita.
In sostanza, la Genesi biblica dall'inizio alla fine è una serie di racconti che vogliono dare delle risposte a delle precise domande fondamentali sull'uomo o su Dio, che altrimenti resterebbero insolute, e quindi sono presenti allo scopo di soddisfare la curiosità dell'uomo.
Per esempio, il racconto biblico della creazione è una narrazione "sapienziale", cioè gli uomini antichi si facevano delle domande per capire le origini e le cause delle cose e cercavano di rispondere ad esse con gli strumenti primitivi che la loro epoca gli metteva a disposizione. Ma a quei tempi non sapevano cosa dire ed hanno dato quelle risposte evidentemente sbagliate. Ecco perché il racconto della creazione è pieno di cose scientificamente impossibili.
Lo stesso ordine della creazione è scientificamente inesatto e fantasioso, ad esempio secondo la Genesi sono state create prima le piante e poi il Sole e la Luna, gli organismi acquatici vengono prima delle piante terrestri, ed inoltre non si parla di pangea, al massimo della Panthalassa, e non si parla di supercontinente, ma solo della comparsa dell'asciutto. Senza contare che per ovvi motivi il il femminile nel mondo è venuto prima del maschile, ma la Bibbia indica il contrario.
Nella Genesi si afferma che Dio creò il cielo, ma ciò è impossibile in quanto il cielo che vediamo non esiste in quanto tale, è solo un fenomeno ottico, causato dalla rifrazione e diffusione della luce del sole nell'atmosfera. Inoltre, nella Bibbia si afferma che la terra fu creata in principio, ed è un grossissimo errore dal punto di vista scientifico, poiché dalla creazione dell’universo a quella della terra passarono approssimativamente 9,13 miliardi di anni. Sull'affermazione fantasiosa che Dio creò tutto in sette giorni è meglio non pronunciarsi proprio.
Tra l'altro, c'è una manomissione puramente cristiana che ha introdotto il concetto che Dio creò dal nulla.
In quale parte dei vangeli sta scritto che dio creò l'universo "dal nulla"? In nessuna parte, anche perché neppure la Bibbia dice ciò: l'annosa diatriba sulla creazione "ex nihilo" non fa parte dei vangeli, cioè di quella che dovrebbe essere l'unica fonte storico-dottrinaria originaria del cristianesimo: nello stesso Giovanni si replica quasi alla lettera il Genesi biblico, nel quale non si menziona alcun "vuoto". Difatti, i termini ebraici originari tradotti liberamente dai redattori cristiani col termine "dal Vuoto", significano semplicemente "desolazione" (tehom) e "deformità" (bohu), che aleggiavano sulle "acque del cosmo"; quindi qualcosa c'era già prima, e questo "qualcosa" era l'informità primordiale galleggiante nelle "acque" cosmiche, così come pensavano pure i pagani riferendosi alle immensità celesti. Infatti, Tehom è la traduzione ebraicizzata di Tiamat, cioè il demone primordiale del "Caos" della religione babilonese, che gli ebrei conobbero durante la prigionia a Babilonia. Infatti, il cristianesimo derivò la sua cosmologia proprio dai pagani.
Una piccola parentesi sull'idea della Terra piatta, inserita nel dogmatismo cristiano con funzione antropocentrica e teocentrica, che è una reliquia dell'ebraismo.
Già sin da prima del tempo di Eratostene da Cirene, la nozione della Terra sferica aveva ricevuto la sua conferma scientifica indubitabile, per poi decadere durante il Medioevo in Europa, mentre nel medesimo periodo grazie ai lasciti alessandrini gli arabi studiavano il pianeta su mappamondi sferici: in occidente la cosa era nota anche a Federico II e tanti altri, ma il segreto non era molto divulgato, talché fino al '300 le carte geografiche portavano ancora Gerusalemme al centro del mondo, rappresentato a forma di croce a Tau.
A tutt'oggi si pretende che la Bibbia, in Giobbe ed Isaia, ci informasse già della rotondità della Terra ancor prima di Eratostene, ma si tratta di mere illazioni che fanno capo a costruzioni ad sensum: nell'originale ebraico il povero Giobbe parla piuttosto di Terra sospesa non nel vuoto, ma "sull'Abisso" (26.7-11), ossia sull'Oceano di acque (il babilonese Apsu) secondo la più rigorosa concezione pagana dei cieli sorretti da "pilastri" (v. 9.6, 38.6) al pari di una Terra piatta, come la raffigurarono sempre gli ebrei, e lo vediamo nei Salmi e Isaia 11.12, il quale, al 40.22, parla di "trono" situato sul "firmamento", non sulla "orbita della Terra".
Gli Ebrei, fino al loro contatto con la filosofia greca nell'epoca del post-esilio, non credevano nell'immortalità dell' anima. Per loro la sola forma di sopravvivenza consisteva nel lasciare dei discendenti e la morte dei propri figli rappresentava proprio la fine assoluta dell' esistenza, perché non si credeva nella sopravvivenza dell'anima separata dal corpo, ed infatti l'uomo era concepito come una sola entità. Non a caso, Dio non promette ad Abramo il paradiso, bensì un figlio, che Abramo voleva molto perché esso era l'unico modo che aveva per sopravvivere. Infatti, se Abramo non avesse avuto alcun discendente, sarebbe morto completamente.
Solo sotto l'influsso ellenistico (III-II secolo a. C.) si arriva a concepire il concetto di anima, di giudizio particolare dopo la morte e addirittura quello di risurrezione dei corpi e di giudizio universale. Quindi la civiltà ebrea, cristiana e mussulmana hanno creduto nell’anima perché un’influenza pagana ha suggestionato gli ebrei fino al punto di farla inserire nella Bibbia come elemento di base.
Ma spesso erano gli stessi ebrei ad inserire cose importanti nella Bibbia inventandosele di sana pianta e spacciandole per parola di Dio. Nella conquista di Canaan da parte di Israele gli Ebrei dovettero sterminare intere popolazioni, radere al suolo intere città; e, quando non lo fecero, Dio li punì, perché Dio stesso, secondo il libro di Giosuè, voleva che esse fossero sterminate, altrimenti il paganesimo di queste popolazioni avrebbe potuto contaminare l'assoluto monoteismo di Israele. Quindi nella Bibbia gli ebrei fanno passare tutto questo per "parola di Dio", cosa che evidentemente non poteva essere, ma altrettanto evidentemente gli ebrei non si preoccuparono del fatto che qualcuno leggendo la Bibbia avrebbe potuto dubitare che non poteva essere parola divina il comando di uccidere perfino i bambini pagani.
D'altronde gli ebrei non si preoccuparono nemmeno del fatto che qualcuno leggendo la Bibbia avrebbe potuto dubitare dell'impossibile racconto della creazione. Evidentemente gli ebrei non immaginavano che si sarebbe raggiunto un livello di progresso scientifico tale da poter dichiarare senza ombra di dubbio che la descrizione della creazione e del cosmo è impossibile. Infatti basta dire che secondo la Genesi biblica Dio ha creato il cosmo ma non sapeva com'era fatto, visto che per secondo la parola di Dio vengono menzionate cose che sicuramente non esistono o che non potevano esistere. D'altronde la creazione biblica è di evidente derivazione ed ispirazione da antichi racconti mesopotamici sulla creazione del mondo.
Tra l'altro lo stessi Eden biblico è la rappresentazione poco meno che cartografica di tutto il mondo conosciuto ai tempi dell'autore biblico.
Invece, il racconto del diluvio biblico e molte altre parti della Bibbia derivano direttamente da un antico diffuso racconto babilonese, la famosa Epopea di Gilgamesh, ma sono state sapientemente lette in chiave monoteistica. Nei miti mesopotamici gli attori sono gli dei nel loro complesso, mentre nei racconti biblici interviene sempre e solo personaggi ebrei come il re d'Israele. L'Epopea di Gigamesh è inizialmente nata presso l'antica civiltà dei Sumeri ed è il più antico poema che si conosca. Come già si è detto, l'Epopea di Gilgamesh contiene molti eventi che sono presenti nella Bibbia, evidentemente in parte copiata da antichi famosi poemi epici. Infatti ritroviamo nell'Epopea di Gilgamesh non solo il racconto biblico del diluvio universale ma anche la storia, come quella biblica dell'Eden, della punizione dell'uomo per non aver temuto gli dèi o anche un evidente parallelismo con il racconto del serpente del giardino dell’Eden. Ma l'Epopea di Gigamesh a sua volta deriva da un racconto molto più antico, cioè l'Epopea di Atramkhasis, in cui tra le altre cose viene narrato lo stesso episodio del diluvio universale.
I concetti di base di religioni quali l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo discendono direttamente da un’antica religione iraniana chiamata Zoroastrismo: essa è una religione fondata nell'antica Persia dal profeta Zoroastro, nome grecizzato di Zarathustra. Le dottrine predicate da Zoroastro sono conservate nelle sue Gatha, i salmi contenuti nel testo sacro noto come Avesta.
Le Gatha raffigurano il culto di un solo Dio buono, che è circondato da angeli, a cui si oppone Satana, che è circondato da demoni. È prevista la continuazione della vita dopo la morte, tramite un anima immortale, ed infatti dopo la morte di ciascuno l’anima di ciascuno sarà giudica ed i buoni andranno in paradiso mentre i malvagi andranno all’inferno. Nel giorno del giudizio universale, preceduto da un apocalisse, vi sarà la resurrezione dei morti, ed i buoni inizieranno una vita eterna nel regno di Dio, mentre i malvagi saranno condannati all’eterno tormento nell’inferno. Zarathustra parla persino dello Spirito Santo, della creazione del primo uomo che viveva nell’Eden, della tentazione di Satana e della cacciata dall’Eden. Tutte queste informazioni furono date a Zarathustra da angeli che gli fecero vedere tutto ciò in una visione. Egli morì martire come tanti padri fondatori di religioni.
Tutti questi concetti sono stati introdotti per la prima volta da Zarathustra, e la sua religione si diffuse anche in zone in cui si stava svilupparono la religione ebraica, cristiana e mussulmana.
L’ebraismo, che è alla base di queste altre due religioni, ricevette un’influenza notevole dallo Zoroastrismo, come dimostra il fatto che fino ad allora agli ebrei era sconosciuta una giustizia compensatrice nell’aldilà, la quale era sconosciuta anche agli stessi profeti Isaia e Ezechiele. La stessa risurrezione dei morti per gli ebrei era fino ad allora indicata come una chiara metafora della resurrezione dello stato di Israele dopo un periodo di decadenza. Per gli ebrei non esisteva un paradiso o un inferno, ma solo un regno delle ombre in cui tutti i morti sarebbero giunti, che in sostanza era l’Ade dei Greci. Nelle scritture bibliche di quel tempo il diavolo appariva in modo completamente diverso da come lo conosciamo, cioè ubbidiva a Dio ed era lo spirito della punizione. Ed ancora, allora non si parlava ancora di Adamo ed Eva, del peccato originale e del giudizio universale alla fine dei giorni.
Prima di Zarathustra gli ebrei avevano immagini e concetti religiosi simili a quelli mesopotamici, ma dopo che gli insegnamenti di Zarathustra uscirono dall’Iran e si diffusero per tutto il medio-oriente, gli ebrei acquisirono immagini e concetti religiosi dello Zoroastrismo. Infatti, gli ebrei furono a lungo costretti a vivere in terre straniere, sotto il dominio dei babilonesi e dei persiani che insegnarono a loro cose come il mito della creazione della prima coppia di esseri umani dal fango, la leggenda del diluvio e gli insegnamenti di Zarathustra. Nel corso del III e II secolo a.C. gli ebrei si appropriarono dei concetti fondamentali dello Zoroastrismo, creando così l’ebraismo come lo conobbe Gesù, che da parte sua riprese i concetti di Zarathustra nell’ebraismo, così come fece Maometto.
A tutto ciò si aggiungono tutta una serie di elementi di contorno copiati da altre colture, basti pensare che i nomi degli angeli erano siriani.
Tra l'altro nello stesso Antico Testamento non si esclude l'esistenza di altri dei, ma si obbliga solo a seguirne uno. Si legge che lo stesso Dio fa di tutto per non far adorare gli altri dei, ma non dice che essi non esistono. Tutti sanno che la traduzione esatta delle prime parole della bibbia sono: "Al principio, gli dei fecero il cielo e la terra", e successivamente è scritto: "Facciamo l' uomo a nostra immagine e somiglianza", cioè la Genesi usa il plurale in un'epoca in cui non esistevano i plurali maiestatis (in realtà sono frasi di fatto copiate dalle religioni politeiste del tempo). Oltretutto in più passi la Bibbia parla esplicitamente di altri dei: Dio che combatte e sconfigge un determinato popolo e i suoi dei, con chiari riferimenti ad "idoli", che all'epoca erano la dimora e manifestazione della divinità.

Di fatto, non dimentichiamoci anche che nell'Antico Testamento compaiono almeno 3 divinità mascherate da unica:
- El: il creatore. Figura ricalcata pari pari dall'El babilonese.
- Jav: dio punitore e dio della guerra, figura mutuata in forma quasi identica dal babilonese JAV.
- Adonai: il dio buono. Quello che aiuta il suo popolo, fa trovare la strada ecc., probabilmente ricalcato su figure coma Adonis o Attis.

Tutto ciò nel contesto degli ebrei che si trovarono costretti a redigere in fretta un testo sacro ed una religione per tenere unita l'identità del popolo sotto la prigionia dei babilonesi, che invece puntavano a distruggerla.
Se l'attendibilità del Vecchio Testamento è dubbia, non di meno ci sono stranezze ed omissioni nel Nuovo Testamento. Per esempio, sono presenti innumerevoli eventi storicamente impossibili ed è visibile il palese tentativo di coprire l'affiliazione di Gesù alla causa rivoluzionaria antiromana. Inoltre, il pensiero nel Nuovo Testamento è radicalmente diverso da quello del Vecchio Testamento, come se non ci fosse nessun collegamento tra i due, nonostante Gesù affermi il contrario. In realtà Gesù si ispira molto ad un culto che all'epoca era molto diffuso, cioè quello del dio Mitra che, certamente non in modo casuale, presenta sconcertanti affinità con il pensiero di Gesù, anche sui punti fondamentali del cristianesimo, come la fratellanza e la vita dopo la morte nel regno dei cieli.
Il Nuovo testamento è il più classico mito solare: i miti di Mitra, Osiride, Horus, Odino, Tammuz, Attis, ecc hanno moltissimo in comune con le storie del Vangelo, contenendo in sé quasi tutti gli elementi del mito cristiano.
Sono anche da citare dei principi discutibili presenti nella Bibbia, che vanno da quelli assurdamente violenti a quelli assurdamente pacifisti, cioè principi distruttivi per la stessa umanità. Per esempio, nel Nuovo Testamento un principio fondamentale incita a porgere l’altra guancia, nonostante ciò porti ad un incentivo della cattiveria e della prepotenza verso chi mette in pratica questo comandamento. Per non parlare poi del principio del perdono dei peccati che con un ignobile colpo di spugna cancella qualsiasi cattiveria compiuta da una persona, favorendo così comportamenti malvagi che tanto saranno cancellati via con un innocuo pentimento a posteriori.
Questi ed altri principi servirono ad istituire un controllo delle masse da parte dei centri di potere, dato che ne scaturiva:

- se qualcuno ti fa del male non reagire, quindi se il potere ti opprime o ti sfrutta non ti ribellare;
- il male che ti viene fatto non deve essere giudicato da te o da altri uomini, ma dio giudica e condanna o perdona, quindi non spetta a te mettere in discussione il potere;
- avrai il premio nell'altra vita, quindi non devi cercare giustizia in questo mondo, ma il tuo essere sfruttato e oppresso troverà giustizia nell'aldilà.
A tutto ciò si deve aggiungere il completo rifacimento del Nuovo testamento ad opera di persone come l'Apostolo Paolo, che hanno praticamente reinventato la figura di Gesù prendendo, tra l'altro, in prestito moltissimi elementi delle religioni di quei tempi legate alle divinità solari.
Senza contare il fatto che i miracolosi racconti inclusi nella Bibbia implicano un intervento continuo di forze divine che sono inesistenti al di fuori della Bibbia, cioè nella realtà. Le forze divine non intervengono neanche quando ci si fa beffe di loro o capitano eventi eccezionalmente più gravi di quelli che inducevano le forze divine ad intervenire nella Bibbia o in qualsiasi altro testo sacro.
Attenzione perché l'attendibilità della Bibbia è un dogma che è stato indottrinato alle persone sin da piccole, e ciò provoca sul cervello un effetto negativo, che inabilita la facoltà di giudizio e la comprensione. Il cervello, sottoposto a tale pressione, comincia a percepire la realtà non come essa è effettivamente, ma secondo le direttive impartitegli, ritenendo errato qualsiasi cosa che va contro ciò che è stato indottrinato alla persona.
Il dialogo con quelli che credono nell'attendibilità della Bibbia è difficile. Chi crede senza prove, crede per fede: è impossibile smontarli razionalmente. Una certezza non basata su fatti, risulta inattaccabile dai fatti stessi.

Ulteriori bugie della Bibbia



Mario Liverani, che insegna Storia del Vicino Oriente Antico all’università La Sapienza di Roma, è autore del volume Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, sostiene che non possono essere considerati storici i racconti più celebri del Vecchio Testamento, come le vicende di Abramo e dei Patriarchi, la schiavitù in Egitto, l’Esodo e la peregrinazione nel deserto, la conquista della terra promessa, la magnificenza del regno di Salomone.
“Gli ebrei, come del resto tanti altri popoli, si sono dati un mito delle origini nel momento in cui ne avevano più bisogno”, dice Liverani. “Oggi, con evidente anacronismo, ma con qualche ragione, si potrebbero accostare quelle pagine del Vecchio Testamento a un documento di propaganda politica”. Occorreva dare un passato nobile ad un popolo che rischiava di perdere la propria identità.
L’esilio imposto agli Ebrei dai Babilonesi nel 587 a.C. rafforzò la loro fede in unico dio. La scrittura e la rielaborazione dei testi biblici principali è durata più o meno un secolo, all’incirca dal 622 al 516 avanti Cristo: un secolo segnato da un evento che avrebbe potuto cancellare l’identità del popolo ebraico e la sua fede in un unico dio.
“Gli Ebrei avevano un loro piccolo Stato, il regno di Giuda, che attorno a Gerusalemme si estendeva su una superficie paragonabile a quella dell’Umbria: come altri staterelli dell’area, era assoggettato alla potenza egemone dell’epoca, l’impero babilonese. Si ribellò, ma gli andò male: i Babilonesi assediarono per anni Gerusalemme, la espugnarono e la distrussero. Il Tempio di Yahweh, il dio unico, fu abbattuto e il sommo sacerdote giustiziato assieme a una sessantina di notabili. La popolazione cittadina fu deportata in Mesopotamia. I contadini sparsi nelle campagne vennero invece lasciati sul posto: non rappresentavano un problema per l’impero".
Lo scopo delle deportazioni fatte dai Babilonesi (e prima di loro dagli Assiri) era quello di cancellare l’identità dei popoli vinti, inducendoli ad adottare la lingua e ad adorare gli dei del vincitore.
Secondo le idee del tempo, i deportati non avevano motivo di credere ancora nel loro vecchio dio, che era stato sconfitto in guerra e non era stato capace di proteggerli. E invece, nei 70 anni che durò la “cattività babilonese”, i leader religiosi e politici ebrei, scampati al massacro, respinsero l’idea che Yahweh fosse stato sconfitto e adottarono una posizione religiosa radicalmente nuova, questa: il dio di Israele era l’unico dio di tutto l’universo. E non solo non era stato sconfitto, ma si era servito dei Babilonesi per punire il suo popolo, colpevole di gravissimi peccati.
I Babilonesi, dunque, erano stati solo uno strumento della divinità. Gli Ebrei, anziché perderla, rafforzarono la propria identità nell’esilio, convinti che, una volta espiata la colpa, forti di una religione rigorosa e purificata, sarebbero tornati in patria: dove avrebbero ricostruito Gerusalemme e il celebre Tempio.
L’occasione si presenta nel 539 avanti Cristo: Ciro, re dei Persiani, conquista Babilonia e consente agli Ebrei di rientrare in patria come sudditi del suo nuovo impero. Figli e nipoti dei deportati tornano a scaglioni a Gerusalemme, animati da un rinnovato spirito di rigore religioso.
Trovano però scarsa comprensione in quella parte della popolazione ebraica che non era stata deportata: peggio ancora, spazi che considerano loro sono stati occupati da immigrati di altra fede provenienti dalle regioni confinanti. I reduci hanno allora bisogno di un documento che dica in sostanza: “Abbiamo il diritto di riprenderci quello che è nostro da sempre: la Terra di Canaan, che ci è stata promessa da Yahweh e che Giosuè ha conquistato per noi.
Dice Liverani: “La riscrittura delle origini del popolo ebraico era già iniziata a Gerusalemme prima della deportazione, quando il re di Giuda, Giosia (regnò dal 640 al 609 avanti Cristo) progettava di espandere il suo piccolo Stato verso i confini di un mitico regno che nel remoto passato avrebbe unito sotto uno solo scettro tutti gli Ebrei. L’elaborazione del mito continuò durante l’esilio e proseguì negli anni successivi al ritorno da Babilonia.”
L’area di Gerusalemme è oggetto di scavi archeologici da un secolo e mezzo: del periodo che, secondo il racconto biblico, avrebbe visto la fioritura del “regno unificato” degli Ebrei (siamo nel X secolo avanti Cristo) non è stato trovato nulla, se non pochi cocci di terracotta. Non una traccia di scrittura, neanche minima: fatto inconcepibile per un regno di qualche importanza. Non si conosce, dai documenti contemporanei dei popoli vicini, neanche il nome di questo preteso regno. “In realtà”, dice Finkelstein, “quella Gerusalemme doveva essere un centro abitato piuttosto insignificante, un villaggio tipico della regione montuosa. Secondo calcoli demografici impiegati per questa epoca, il “regno” non doveva contare più di 5000 abitanti sparsi fra la capitale, Hebron e la Giudea, più qualche gruppo sparso di seminomadi.”
Secondo le osservazioni di Liverani nei documenti egizi dell’età del Tardo Bronzo non c’è traccia della permanenza di un popolo straniero nella valle del Nilo, né della presenza di Mosè alla corte del Faraone.
L’unico accostamento possibile è la prassi con la quale il Faraone accordava ai pastori nomadi il permesso di soggiornare nel Delta in tempo di siccità per abbeverare il bestiame. D’altra parte, l’idea di un impero che tiene prigioniero un popolo in terra straniera non poteva nascere prima dell’esperienza delle deportazioni assiro-babilonesi, avvenute però nel millennio successivo.
Analoghe osservazioni valgono per l’Esodo e la peregrinazione nel deserto. Usciti dall’Egitto grazie all’intervento divino, che terrorizza il Faraone oppressore con le terribili “sette piaghe”, il popolo ebraico avrebbe peregrinato per 40 anni nel deserto. Ma quello descritto è un deserto immaginato attraverso le paure e i pregiudizi di un cittadino di Gerusalemme o di Babilonia, che vi vede serpenti e scorpioni dappertutto ed è convinto di morirvi di sete e di fame, a meno di interventi della divinità. Un popolo di tradizione pastorale avrebbe avrebbe percorso le piste della transumanza e trovato acqua e pascoli nei posti giusti.
Di questa sapienza antica non c’è traccia nel racconto biblico, che appare poco più di una cornice per esporre questioni giuridiche e religiose.
Le Tavole della Legge, come del resto altre parti della narrazione biblica, contengono senza dubbio precetti antichissimi, che erano stati trasmessi per molto tempo soltanto dalla tradizione orale. Ma il primo dei comandamenti, quello che impone di adorare un solo dio, non è più antico del regno del di Giosia (640-609 a.C.).
L’onomastica rivela che gli Ebrei in origine adoravano altri dèi oltre a quello che sarebbe diventato il loro unico dio e che in ebraico era chiamato Yahweh. Alcune iscrizioni parlano di Yahweh e della sua compagna, una dea cananea di nome Asherah.
Poi adottarono la monolatria, cioè la fede in un unico dio per tutta la nazione, senza escludere che gli altri dei di altri popoli fossero a loro volta veri. Infine, ma solo negli anni dell’esilio babilonese, passarono al monoteismo puro, cioè al riconoscimento di Yahweh come dio unico di tutto l’universo. Anche il quarto comandamento, quello che impone l’obbligo di onorare il padre e la madre, si ritrova in scritti siriani mesopotamici, anche in forme più esplicite tipo “Mantieni il padre e la madre se vuoi avere diritto all’eredità.”
Lo studio delle culture del Vicino Oriente Antico ha permesso di stabilire che molte narrazioni bibliche non sono originali, ma si sono ispirate a fonti più remote. Il racconto del Diluvio Universale, per esempio, si trova già nel poema epico di Gilgamesh, eroe sumero-babilonese del 2000 a.C., come testimoniato dalle tavolette con scrittura cuneiforme trovate a Ninive.
Incredibile è la somiglianza fra il codice di Hammurabi, re babilonese del XVIII secolo a.C. che fece redigere la più antica raccolta di leggi e i Dieci Comandamenti, come “Non frodare”, “Non adorare altre divinità al di fuori del Signore”, “Non concupire”, “Non desiderare roba d’altri”.
L’episodio riguardante Eva e la mela è tratto da una leggenda sumera che faceva dipendere l’origine dei mali dalla prima donna che, indotta da un serpente a disobbedire al dio creatore, convinse il suo compagno a mangiare il frutto dell’albero proibito. La favola sumera viene raccontata in un documento chiamato “Cilindro della Tentazione” che è conservato presso il British Museum di Londra. Questo documento, scritto nell’anno 2500, esisteva già venti secoli prima che venisse redatta la Bibbia.
La Torre di Babele altro non era che la ziggurat che il re di Ur, Nimrod, fece costruire a Babilonia nel 2100 a.C. in onore del dio Nanna.
Per gli storici, la folgorante campagna militare di Giosuè per la conquista della Palestina (la terra che la Bibbia dice promessa da dio ad Abramo, progenitore mitico degli Ebrei) è del tutto inverosimile: chi ne ha scritto il racconto ignorava che all’epoca la Palestina era occupata dagli egiziani, che di sicuro non se ne sarebbero rimasti con le mani in mano. Inoltre, nessun documento contemporaneo ne reca traccia.
L’archeologia ha dimostrato che, fra le città che la Bibbia dice espugnate da Giosuè, Gerico era già in rovina e abbandonata da quattro o cinque secoli e Ai addirittura da un buon millennio.
E i popoli che sarebbero stati sterminati fino all’ultimo uomo, donna e bambino per ordine di Yahweh? Con qualche sollievo gli storici hanno accertato che il loro elenco nella Bibbia è inventato. Salvo i Cananei, che si trovavano davvero in Palestina, ma che di certo non vennero sterminati, e gli Ittiti, autentici anche loro, ma che in Palestina non avevano mai messo piede, gli altri, Amorrei e Perizziti, Hiwiti e Girgashiti, “giganti” e Gebusei sono popoli semplicemente immaginari.
Figlio di David e Betsabea, Salomone segna, nella narrazione biblica, il momento di massimo successo politico degli Ebrei. Succeduto al padre su un trono comprendente tutte le 12 tribù di Israele, Salomone avrebbe allargato i confini del regno fino a farne una potenza regionale. Ma la pretesa che si estendesse dall’Eufrate al “torrente d’Egitto” (oggi Wadi Arish) rivela l’anacronismo: questi sono i confini della satrapia persiana della Transeufratene, istituita però secoli dopo.
La descrizione biblica del grande tempio edificato da Salomone non è credibile: nella Gerusalemme del tempo, una città piccolissima, non ci sarebbe stato neanche lo spazio per erigerlo. Ha poi tutta l’apparenza di una favola il viaggio della regina di Saba che parte dal regno dei Sabei (un territorio dell’odierno Yemen) per far visita a Salomone accompagnata dai suoi cortigiani con doni preziosi per saggiare la sapienza e l’intelligenza del grande re Israelita.
Salomone è forse una figura storica, ma del suo nome non c’è traccia in nessun documento al di fuori della Bibbia.
A questo punto aggiungo una cosa: i Vangeli sono stati creati in una situazione simile, durante la strenua lotta contro l'occupante romano. Molti hanno han ben dimostrato come lo storico Gesù altri non era che un ribelle che combatteva la sua guerra assieme ai due suoi fratelli, Pietro e Giovanni contro l'occupazione di Roma. Catturato grazie ad una spiata, egli venne crocefisso come accadeva per i rivoluzionari contro Roma. Ma il partigiano Gesù doveva per forza continuare a guidare la rivolta e lo si resuscitò. Poi vennero creati i miti della sua superpotenza, delle sue vittorie sul male e addirittura sulla morte, il tutto ispirandosi ai miti religiosi più famosi dell'antichità, creando all'epoca esistevano ben 70 Vangeli. Tutta questa prima fase culminò con la distruzione del tempio a Gerusalemme da parte dei romani, che vi furono costretti perché il tempio era diventato un centro di reclutamento di partigiani per la libertà.
I discepoli di Gesù si dispersero ma Pietro tentò di colpire l'impero portandosi nel cuore del nemico: si spostò nella città eterna e da lì cominciò l'opera di proselitismo che poi gli costò la vita. Le successive persecuzioni dei cristiani furono ovviamente repressioni vere e proprie di frange di facinorosi che avevano dichiarato guerra a Roma, la quale si era sempre dimostrata tollerante verso chi praticasse qualsiasi culto religioso, ma ovviamente non poteva essere tollerante contro chi si rivoltava contro Roma e l'imperatore. L'incendio di Roma attribuito ai cristiani da Nerone non era che uno di questi atti di ribellione, nonostante i cristiani cercassero di buttare la colpa sull'imperatore per farlo odiare ancora di più.
Per creare la religione cristiana, i primi cristiani non ebbero la capacità di inventarsi cose nuove, e di fatto fecero un copia-incolla dalle religioni più famose dell'antichità, come quella di Mitra, incentrandola sulla figura di Gesù.
Successivamente, vista per vari motivi l'impossibilità di proseguire con la linea anti-romana, la religione cristiana si ripulì dei concetti antiromani trasformandosi in qualcosa di simile a quello che oggi conosciamo.
È interessante come la resistenza ebraica contro un invasore abbia di fatto generato il Vecchio ed il Nuovo testamento.

Persino i profeti biblici sono inattendibili


Nella Bibbia i profeti fanno delle profezie assurde che non si avverano mai, neanche quelle che in linea di principio avevano qualche possibilità di avverarsi.
Parecchi profeti cercavano di giustificare la loro fallacia asserendo che Dio cambiasse idea molto di frequente; altri (forse meno rispettosi e timorati) sospettavano che il dio mentisse deliberatamente, sicché non possiamo biasimare Gedeone per aver messo alla prova la sua parola. Gli esegeti cristiani, più "evoluti", notarono il preoccupante dettaglio, ma giustificavano prontamente il "Creatore", dicendo che mentiva "per amore"...
Isaia, primo dei "profeti maggiori", che preannunzia la distruzione di Damasco e di Babilonia, la caduta di Tiro per mano dei babilonesi, il prosciugamento del Nilo o una storica alleanza fra Israele, Egitto e Assiria, o nientemeno che la conversione dell'Egitto al yahvismo, non è un vero profeta, perché queste predizioni non si verificheranno mai
Geremia, che è addirittura il portavoce della minaccia di punizione dei falsi profeti (14.15), dopo aver rimproverato agli scriba d'aver redatto una Legge piena di falsità, predice addirittura l'espansione universale del giudaismo accodandosi al precedente sulla distruzione definitiva di Babilonia
E come non dimenticarsi che a sentire la Bibbia, lo smemorato Yahveh avrebbe incaricato nientemeno che Nabucodonosor di punire gli ebrei, ma successivamente preannunzia per bocca del profeta che provvederà a castigare il sovrano per aver osato tanto.
Sulla scorta di quanto capitato ad Acaz e Giosia, il dio mente a Zedecia a proposito della sua morte: indi sentenzia che nessuno abiterà mai più né Azor né Babilonia (il che non avvenne mai...).
Cento anni prima di Geremia, Michea aveva predetto ancora una volta la distruzione di Gerusalemme, ma nulla di tutto ciò si verificò.
Non è un profeta nemmeno Ezechiele, che tempesta contro l'Egitto e i filistei, vaticinando la conquista di Tiro da parte di Nabucodonosor: gloria che il gran re non poté mai vantare, dato che la città rimase potente per lungo tempo, finché non venne distrutta da Alessandro Magno, secoli dopo
I profeti cristiani, appoggiatisi ai colleghi biblici per giustificare le loro scritture retroattivamente, fecero anche loro nelle figuracce.
Paolo, ad esempio, previde varie volte la fine del mondo ai suoi tempi, oltremodo smentita sin dalle predizioni fatte da Gesù in persona, che aveva ventilato l'apocalisse mentre era ancora in vita la generazione della sua epoca; il tredicesimo apostolo giustificò il fallimento della predizione asserendo che i tempi non fossero ancora maturi.
Del resto, egli stesso faceva confessione d'umiltà: tutto ciò che affermava, dice Paolo, proveniva dall'ispirazione divina, ma ciò non gli risparmiò comunque le feroci percosse dei suoi ingrati ascoltatori. Molto più accorto del precedente, Pietro aveva già previsto siffatta ingratitudine, dicendo che alla fine dei tempi "verranno degli schernitori beffardi, a dire: «Dov'è la fine dei tempi? Ecco che tutto rimane così come dalla fondazione del mondo!»".

Lista esemplificativa di ulteriori assurdità della Bibbia


Ecco una lista esemplificativa di ulteriori assurdità della Bibbia:

il racconto della creazione e tutta l'assurda ed impossibile sequenza della creazione delle cose, non vengono citati i dinosauri, l' episodio del cherubino con la testa di bue e le ali con una spada fiammeggiante messo a guardia dell' eden, la moglie di Lot che si trasforma in una statua di sale solo per voltarsi indietro, Mosè divide il mar rosso in modo da far passare a piedi il popolo di Israele, Noè trasporta ogni coppia della terra di animali su un' arca, la città di Gerico rasa al suono dalle trombe, Giona salta fuori in buona salute dalla pancia di un pesce dopo tre giorni, l'asina di Baalam parla con saggezza, Sansone perde la forza tagliandosi i capelli, l'angelo porta per i capelli Abacuc in volo per chilometri....

Gesù trasferisce i demoni nei maiali, le ascensioni, volti luminosi che non possono essere guardati, acqua che sgorga dalla roccia, l'angelo con spada di fuoco che uccide i primogeniti, Adamo visse 930 anni, un fuoco dal cielo brucia Nadab e Abiu, i prepuzi dei nemici uccisi usati come moneta dal buon Davide, la verga di Aronne germoglia, gli angeli ingravidano le donne umane e nascono i neflim, Salomone aveva 40.000 stalle per cavalli, Ezechiele vede una ruota nel deserto con figure umane e tre con teste d'animali, tre figli d' Israele sopravvivono al fuoco di una fornace riscaldata sette volte...

Maria partorisce restando vergine, Gesù moltiplica pani e pesci all' infinito, Dio come ultima piaga per convincere il faraone a far partire gli ebrei uccide dei poveri primogeniti egiziani che non avevano fatto nulla, Uzza viene ucciso da Dio solo per aver toccato la sua arca che stava per cadere nel mentre la si trasportava, in Samuele si legge che Dio offeso per un censimento manda la peste ed uccide 70.000 persone, Dio se la prende fortemente se il suo popolo si costruisce idoli ed amuleti ma poi li esorta a costruirsi un amuleto (il serpente di bronzo) per guarire dal morso dei rettili velenosi, Mosè fa trucidare gli adoratori del vitello d'oro e nomina sommo sacerdote Aronne che lo aveva forgiato....

Dio fa mangiare cose strane ad Ezechiele e per ricompensa fa morire stecchiti dei bambini che ridevano del profeta, Giona ne passa di cotte e di crude per devozione a Dio dopodiché Dio perdona la città di malfattori che doveva incenerire mentre fa seccare senza motivo la pianta che Giona aveva chiesto come unica ricompensa per avere un pò d'ombra per riposare, Mosè parlava con un cespuglio ardente che gli rispondeva pure, Noè ubriaco delira nudo e il povero nipote Canaan viene maledetto per l'eternità e condannato alla schiavitù perché il padre Cam aveva aiutato Noé a ricomporsi....

Lazzaro resuscita dopo essere stato morto e sepolto da tre giorni, esseri umani giganteschi, Dio fa fermare il sole per aiutare Giosuè, Sansone uccide 1.000 filistei armato solo di una mascella d'asino, Dio sfidato da Satana autorizza quest'ultimo a distruggere i beni e la famiglia del giusto e pio Giobbe e a riempirlo di malattie e sofferenze certo che costui manterrà comunque la sua fede, gli uomini di Sodoma, vogliono stuprare Lot, Lot offre agli stupratori le proprie figlie, le vergini figlie di Lot fanno sesso con il padre e rimangono ingravidate dando a Lot dei figli...

Per vendicare l'affronto fatto alla sorella malgrado fosse stata consenziente e Sicem disposto a riparare i gemelli Simeone e Levi uccidono da soli tutti i maschi di un'intera città dopo averli però circoncisi, Mosè riporta strabilianti vittorie predando ingente bottino e deportando ben 32.000 vergini e bambine della quale preda beneficerà pure il dio (Nmr. 31.1-54, 28.29) dopo che Mosé ne ebbe "scremato" 60.000 facendo uccidere i maschi e le donne libate (14.15), un levìta cede la concubina del suo ospite per saziare le libidini sodomitiche della calca di Gabaa, e dopo che la donna è stata ridotta ai minimi termini la smembra in dodici pezzi che invia come proclama di guerra per tutto Israele al fine di vendicare lo scempio (19.22)... compiuto dai violentatori!

Dio contro Satana: chi ha ucciso più persone nella Bibbia



Il Dio della Bibbia è buono? Satana della Bibbia è malvagio? E allora perché nel libro che racconta le sue gesta, la Bibbia, Dio ha ucciso tantissime persone mentre Satana solo 10?
Molto esemplificativo è il grafico seguente che mostra le persone uccise da Dio (God) e quelle uccise da Satana nella Bibbia:
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L'inesistenza delle divinità


Ogni libro sacro si basa sull'esistenza di divinità, senza le quali ogni religione non avrebbe motivo di esistere. Ma non è possibile dimostrare con ragionevole certezza l'esistenza di tali divinità, mentre è possibile dimostrare con ragionevole certezza che non esistono divinità di qualsiasi tipo.
Le prove riguardo all'inesistenza delle divinità sono tantissime, come il fatto che è possibile esplorare dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande senza trovare tracce di esse, così come non si trovano tracce di divinità esplorando sia lo spettro visibile che quello invisibile, grazie alle moderne tecnologie. In sostanza, si dispone della tecnologia per carpire ogni segreto dell’intero universo, ma non vi è traccia di Dio o di qualsiasi altra divinità.
Ma persino l'evidenza dei fatti dimostra l'esistenza di divinità, Dio compreso.
Pensiamo che continuamente delle persone compiono massacri di gente innocente in nome di Dio, credendo di andare così in paradiso, ma Dio non interviene. Una donna molto devota è stata uccisa sul colpo da un pesante crocifisso crollatole addosso mentre assisteva alla Messa. E nessun Dio o Santo è intervenuto per salvarla. Dio interveniva sempre solo nei tempi in cui non vi erano macchine fotografiche e telecamere per documentarlo, e ci si doveva basare su quello che raccontava la gente.
Nel mondo avvengono continuamente atti criminali, disastri, follie e devastazioni che uccidono in modo orribile molte persone innocenti, ma Dio non interviene e si limita a far piangere o muovere delle statuette, mentre tutta quella gente soffre e muore in modo orribile, spesso per mano di persone che agiscono in nome di Dio. D’altronde nei secoli passati la chiesa cristiana ha torturato e massacrato milioni di persone in nome di Dio, ma Dio non è intervenuto.
Se fosse vero che Dio è dovunque, allora egli sta impassibile a guardare le tantissime atrocità che subiscono le persone innocenti.
Dato che le divinità non intervengono quando delle persone innocenti subiscono atrocità inaudite, allora se tali divinità esistono sono tutti esseri sadici e malvagi, molto peggiori degli esseri umani, perché molti esseri umani interverrebbero se assisterebbero a persone innocenti che subiscono delle atrocità inaudite. Ammesso che esistano delle divinità.
Non ci sarebbero giustificazioni al non intervento delle divinità anche se esse avessero pochissimi poteri rispetto a quello che si crede, e di conseguenza non potrebbero vedere le persone innocenti dove e quando subiscano atrocità inaudite. Infatti ci sono casi in cui delle persone innocenti subiscono una morte atroce in diretta mondiale con un sufficiente preavviso affinché qualsiasi divinità potrebbe intervenire senza possibilità di sbagliarsi perché è noto a tutti il momento e il luogo. Invece nessun tipo di divinità interviene, i terroristi islamici in nome di Dio fanno schiantare aerei pieni di gente innocente su grattacieli pieni di persone innocenti, i terroristi islamici in nome di Dio fanno strage di bambini innocenti in una scuola dopo aver violentato e ucciso le bambine più grandi, il tutto sotto gli occhi impotenti degli esseri umani di tutto il mondo. E anche sotto gli occhi impotenti di Dio. Di un Dio non vuole proprio sapere di esistere. E la stessa cosa vale per qualsiasi altra divinità.
Tuttavia, l'umanità può vivere benissimo anche senza credere in divinità, basta usare la testa ed ecco che magicamente non si compiono più cose sbagliate e tutti vivono felici. D'altronde non è impossibile capire un concetto semplice del tipo: basta comportarsi bene per non avere e non creare problemi, come la realtà e la storia ci dimostrano.
La storia e la realtà ci dimostrano anche che la strada della violenza è una strada senza uscita che non ha mai portato nulla di buono, mentre la strada della pace è sempre stata la strada giusta da seguire ed ha sempre portato solo cose buone. Si tratta di semplici concetti che chiunque può capire analizzando la storia e gli eventi di tutti i giorni: non c'è davvero bisogno di credere in qualsiasi divinità per poter vivere civilmente in pace.
Inoltre, la regione non è certamente la soluzione ai mali comportamentali dell'uomo, dato che l'uomo ha avuto sete di denaro e di potere ed ha commesso delitti anche quando il potere teocratico è stato saldissimo. Senza contare le innumerevoli atrocità che, dal passato fino oggi, vengono compiute in nome della religione, e che certamente non sarebbero state compiute se non ci fosse stata la religione.







Edited by bobby151169 - 14/10/2009, 14:42
 
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