| Vi siete mai chiesti come sia nato il termine blog? Ormai di uso comune, blog non è un termine italiano ma di chiara origine anglosassone e, differenza di altri termini come ok e stop, non è ancora presente nei nostri dizionari, ma lo sarà presto. Wikipedia, infatti, si esprime già, definendo il termine una contrazione di web log, ovvero “traccia in rete”. Il fenomeno ha cominciato a prendere piede nel 1997 in America; poco dopo è divenuto una modo ovunque, con la nascita dei primi servizi gratuiti dedicati alla gestione dei blog. Oggi l’apertura di un blog è cosa veramente semplice e poco costosa. Chiunque può diventare un promotore di un blog, creare un forum di discussione e definirsi ispiratore della nascita di un movimento politico, sportivo, politematico o (come nel nostro caso) micro nazionalista. Lo stato democratico, è questo l’aspetto più interessante e rivoluzionario, consente di potersi esprimere liberamente e, proprio tramite i blog e gli altri mezzi multimediali, si realizza l’espressione massima di quella che è ormai definita la “nuova” democrazia. Ma è proprio necessario aprire un blog per potersi esprimere liberamente? Tempo fa c’erano le piazze dei paesi o dei quartieri che rappresentavano il luogo ideale per scambiare idee, opinioni e affermare il proprio pensiero. Questo succede ancora oggi, ma i più giovani preferiscono discutere in una piazza virtuale tramite i forum trasferendo, in sostanza, la piazza reale sul web. Ma perché avviene questo? Ritengo che la continua ricerca di metodi più rapidi sia una caratteristica insita nell’uomo, codificata nel DNA umano. Generalmente, cioè, si ha fretta di trovare la soluzione, di vedere l’effetto immediato piuttosto che tendere all’effetto duraturo, alla soluzione non apparente. E così la piazza virtuale risulta essere “immediatamente” lo scenario d’eccellenza, il più veloce, il più economico, il più populista, quello che più s’adatta all’improvvisazione e al tempo stesso il più neutrale (spesso non conosciamo i nostri interlocutori e, quindi, non partiamo da alcun preconcetto). Tutto ciò è vero ma è direttamente correlato all’uso: leggasi, tempo medio di collegamento web. E’ infatti l’uso eccessivo che danneggia, bisogna avere sempre il senso della misura. Anche perché il messaggio forte che viene trasmesso è senza dubbio quello di un segnale di una “nuova democrazia”, una democrazia vera, una democrazia emergente per un popolo unico (razza indigo, per riprendere un concetto talliniano) che vuole diventare una superpotenza e che ha intenzione di contrastare quella attuale ormai decisamente in declino!
|