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Antropocene

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view post Posted on 19/11/2010, 09:09
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Presidente e Responsabile Diplomatico

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Sulla Terra vivono oggi quasi sette miliardi di esseri umani, cinque miliardi dei quali con almeno sedici anni.
Ogni essere umano deve soddisfare i propri bisogni fisiologici, di sicurezza e protezione, di appartenenza, indipendenza, libertà ed auto-realizzazione.
La natura offre risorse sufficienti a soddisfare i bisogni essenziali di tutti gli esseri umani con il lavoro. Se ben gestita, possiamo avere acqua potabile per tutti. Con l’attuale progresso tecnologico possiamo produrre, rispettando l’ambiente, cibo, indumenti, rimedi per le malattie, abitazioni ed altri beni durevoli per tutti.
Ma un modello economico finalizzato al profitto invece che alla soddisfazione dei bisogni ha provocato grandi disuguaglianze sociali ed economiche ed il superamento della capacità del pianeta di smaltire i rifiuti e di rigenerare le risorse naturali utilizzate.
L’1% della popolazione umana ha il 40% della ricchezza, un altro 1% ha il 10%, l’8% ha il 35%, il 40% ha il 14% ed il restante 50% ha l’1%. Così, il 10% della popolazione ha l’85% della ricchezza ed il 90% ha il 15%.
A causa di queste ineguaglianze, un miliardo di esseri umani soffre la fame e la sete, un bambino ogni tre secondi muore di fame e di malattie curabili, mentre centinaia di milioni di persone soffrono di obesità e si impiegano enormi risorse per opere completamente improduttive ed armi sempre più sofisticate con le quali si possono distruggere venti pianeti come il nostro.
Queste condizioni non sono effetto di carestie bensì di sovrapproduzione o, meglio, del sottoconsumo provocato dalla sottrazione di valore al lavoro e da speculazioni di ogni tipo con le quali la ricchezza è stata trasferita dalla maggior parte dell’umanità ad una minoranza.
Così, mentre gran parte del lavoro umano è stato impiegato per produrre beni improduttivi e realizzare opere per appagare i desideri ed i capricci di una minoranza che possiede più ricchezza, la maggioranza della popolazione umana vive, quando ci riesce, con enormi difficoltà. Da una parte le piramidi e dall’altra la fame.
La causa fondamentale dell’iniqua distribuzione della ricchezza è la struttura gerarchica con la quale gli esseri umani si sono organizzati e, con essa, una minoranza è riuscita ad impossessarsi della maggior parte delle risorse naturali, a sfruttare il lavoro della maggioranza ed a conquistare il dominio sull’intera umanità.
I mezzi per conquistare il potere sono stati la violenza, l’uso cinico della conoscenza, la moneta e gli stati: con la violenza sono state sottratte le risorse, con l’uso cinico della conoscenza è stata ingannata la maggioranza delle persone, con la moneta si è sfruttato il lavoro e promosso il consenso e con gli stati si sono stabilite le regole per mantenere questa situazione.
Da oltre vent’anni è stata superata la sostenibilità del pianeta e continuando così fra pochi decenni l’umanità avrebbe bisogno di due pianeti.
Negli ultimi trent’anni si è avuta un’enorme espansione del debito: gli stati si sono indebitati per mantenere il consenso, i privilegi e la corruzione; le piccole e medie imprese si sono indebitate perché il capitale accumulato nell’economia reale è stato destinato alle multinazionali ed alle speculazioni finanziarie; le famiglie si sono indebitate per compensare almeno in parte il potere d’acquisto sottratto al lavoro.
Queste condizioni sono sempre più intollerabili, sia per la specie umana sia per l’intera biosfera.
Quasi tutti sanno queste cose e ne parlano ma nessuno riesce a trasformare la percezione e l’evidenza della realtà in proposte concrete.
Gli oltre quattro quinti dell’umanità dominata e l’intero pianeta non possono sopportare a lungo questa situazione anche perché stanno aumentando da una parte la concentrazione della ricchezza e dall’altra l’impoverimento di larghe fasce di popolazione e l’inquinamento del pianeta.
Ma possiamo ancora ribellarci a questa previsione e modificare il futuro. Per farlo, è indispensabile ed urgente eliminare gli effetti più negativi provocati dal modo in cui ci siamo organizzati.
Nello stesso tempo, affinché il passato non si ripeta, è necessario che la società umana si riorganizzi in modo nuovo ed impieghi mezzi e modi più idonei alla sopravvivenza ed allo sviluppo di ogni essere umano, riportando il pianeta ad una condizione di sostenibilità.
Per eliminare nel modo più pacifico possibile gli effetti del passato basterà applicare le regole politiche vigenti nell’interesse della maggioranza.
Per impedire che in futuro si possano ripetere le condizioni attuali, bisogna riorganizzare la società umana in modo non gerarchico abolendo il dominio degli uni sugli altri.

Il primo obiettivo è dunque cambiare rapidamente le condizioni attuali e si può realizzare nel modo seguente:
1] trasferire almeno la metà della ricchezza del 10% della popolazione più ricca e ridistribuirla equamente in parte al 50% che ha di meno, in parte al restante 40%, in parte alla riduzione dei debiti degli stati ed in parte alla realizzazione di infrastrutture e servizi pubblici;
2] eliminare qualsiasi impiego pubblico di risorse e ricchezza non necessario alla soddisfazione dei bisogni reali, a partire dal completo disarmo;
3] ridurre fortemente le imposte sui redditi dei lavoratori e delle imprese che producono beni e servizi che soddisfano bisogni reali e recuperare tale riduzione con maggiori imposte sulle rendite e sui redditi finanziari;
4] introdurre un’imposta sui consumi non produttivi proporzionale al grado di importanza dei bisogni da soddisfare, da un minimo per i beni e servizi più indispensabili ad un massimo per quelli più inutili anche se desiderabili;
5] riconoscere per legge il giusto valore al lavoro in base alla responsabilità assunta, alle prestazioni effettive ed ai risultati ottenuti;
6] impedire qualsiasi forma di spreco delle risorse e dei prodotti e stabilire regole efficaci per ridurre il più possibile l’inquinamento ambientale.

Il secondo obiettivo è riorganizzare la società e si può realizzare attraverso una democrazia diretta partendo dal basso e cooperando insieme nel modo seguente:
1] formare un organismo politico universale al quale possano partecipare tutti gli abitanti del pianeta con almeno sedici anni di età;
2] istituire un parlamento mondiale eletto direttamente dai partecipanti al nuovo organismo politico ed al quale affidare l’incarico di stabilire i principi fondamentali di convivenza ai quali devono attenersi tutti gli esseri umani per vivere in pace nel miglior modo possibile;
3] formare organismi democratici locali ai quali demandare tutte le decisioni fondamentali di interesse generale delle relative comunità;
4] adottare un modello economico finalizzato alla soddisfazione dei bisogni in ordine di priorità e non al profitto, escludendo ogni forma di sfruttamento del lavoro;
5] sostituire le monete a corso legale con una moneta del lavoro assegnata gratuitamente in parti uguali ad ogni partecipante all’organismo universale;
6] eliminare per quanto possibile il consumismo e gli sprechi e ripristinare la sostenibilità del pianeta;
7] superare progressivamente il lavoro dipendente facendo partecipare tutti i lavoratori ai rischi ed ai risultati delle attività economiche e sollecitare le persone a competere secondo le proprie capacità e vocazioni adottando ogni forma di cooperazione economica e sociale;
8] garantire ad ogni essere umano i beni e servizi necessari a soddisfare i bisogni essenziali ad iniziare da acqua, cibo, salute, istruzione, informazione e sicurezza personale.

Chi può essere interessato a questa proposta? Tutti coloro che si rendono conto della realtà e delle probabili prospettive: non solo quelli che stanno già peggio (50%) ma anche quelli che prevedibilmente staranno peggio in futuro (40%) ed anche quelli che ora stanno meglio (10%).
Viviamo in un momento cruciale della storia umana. Comunque vada, siamo ad un punto di non ritorno. Dai primi gruppi di esseri umani vaganti nelle savane decine di migliaia di anni fa, siamo giunti ad un villaggio globale nel quale ciascuno può sapere come vivono tutti gli altri.
È l’evoluzione. E la scienza ci insegna che quando la struttura e le regole impediscono ad una maggioranza consapevole degli individui di un sistema di continuare ad evolvere e rischiano di provocare l’estinzione dell’intero sistema e del suo ambiente, questa maggioranza reagisce e se può provoca la necessaria transizione di fase, con una nuova struttura e nuove regole.
Siamo nell’Antropocene, l’era nella quale la specie umana può influenzare il pianeta come mai prima d’ora. Possiamo distruggerlo e così distruggere noi stessi oppure tentare di salvarlo. In questa era, possiamo darci l’imperativo categorico, cioè il dovere assoluto di agire razionalmente, in base alla realtà che conosciamo, per migliorare le cose, oppure attendere che cambino da sole. Se fosse così, sarebbe la nostra fine. Non dobbiamo mai dimenticare che l’essere umano trae origine ed è parte della natura, non viceversa. La specie umana è un sottosistema della biosfera con la quale scambia energia. Ed ogni sistema è molto più forte di tutti i suoi sottosistemi.
Mai come in questo momento «agire razionalmente» significa agire in modo universale, tutti insieme, riconoscendo la razionalità di ciascuno di noi e considerando la ragione come fonte di ogni legge, con tutto il realismo e la massima concretezza di cui siamo capaci.
Questa iniziativa è aperta a tutti. Servono idee, risorse ed organizzazione. Ma soprattutto serve la volontà di perseguire l’obiettivo comune di salvare il mondo per migliorarlo nel modo più pacifico possibile e serve la volontà di agire di conseguenza. Non solo per noi stessi. Insieme si può.
 
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