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Guardare la TV senza farsi male

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Marina Luisi Bilancia
view post Posted on 27/7/2011, 13:57




Il richiamo al senso etico di chi fa i programmi non basta. Per migliorare la televisione occorre che lo spettatore-consumatore usi tutti gli strumenti a su disposizione, compreso, quando serve, il pulsante"spegni".

Uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni riguarda il ruolo sociale della TV, accusata spesso di annullare le coscienze oppure considerare uno strumento tendenzialmente manipolatorio.

A tale pregiuzio si oppone un'acritica difesa dei meriti della TV: educativa, utile, divertente, strumento di promozione. Fra i due poli di pensiero può essere utile ritagliarsi uno spazio intermedio.

La televisione fa parte dell'industria culturale, spesso ne costituisce uno dei perni centrali. I suoi programmi rispondono oggi a logiche commerciali ed artistiche così come nel passato rispondevano a logiche prevalentemente pedagogiche. Prima si dava al pubblico ciò di cui aveva bisogno, ma chi decideva quali fossero i bisogni del pubblico? E chi lo stabilisce?

Il pubblico è il vero motore della TV, eppure poche sono state le analisi e le rilevazioni tese a evidenziare cosa le persone fanno con la TV.

Analizziamo dunque la questione della funzione televisiva partendo dal pubblivo: come districarsi nella ridondante offerta televisiva? Può tornare utile ricorrere al concetto di "qualità". Non a un generico concetto "moralistico" di qualità del prodotto, con i suoi criteri di valutazione estetica, ideologica, etica, bensì all'idea di qualità di progetto. E' a questo livello che si colloca la responsabilità sociale degli operatori che dovrebbero riuscire a far crescere la qualità come l'abbiamo definita, resistendo alla tentazione della realizzazione di prodotti di bassa qualità ma di alto rendimento commerciale. Infatti, non è facile resistere alle pressioni commerciali o alle esigenze di conformarsi alle ideologie secolari, ma è proprio ciò che gli operatori responsabili devono fare. La posta in gioco è alta, poichè ogni attacco al valore fondamentale della famiglia è un attacco al bene autentico dell'umanità.

Ma se è evidente che non può bastare un richiamo al senso etico degli operatori, al tempo stesso non sono nè utili nè auspicabili forme di censure e controllo, che peraltro risulterebbero del tutto inefficaci. E allora? La televisione è uno di quei terreni sociali su cui è necessario innestare una vivace dialettica tra operatori e pubblico; le audiance hanno un ruolo centrale, sia come cittadini sia come consumatori. Da qualche tempo si osno moltiplicati gli appelli al senso etico dei consumatori e questo ha determinato una maggiore attenzione alle modalità di realizzazione di prodotti alimentari e non.

Spesso si dimentica che i telespettatori sono quelli che decretano successi e insuccessi di programmi TV e possono giocare un ruolo importante ricorrendo alla legge oppure orientando semplicemente le loro scelte. Non acquistare il prodotto di un'azienda che sponsorizza un programma che attende la dignità umana può costituire uno strumento per affermare i propri valori. Le famiglie dovrebbero essere chiare nel dire o far intendere ai produttori, a quanti fanno pubblicità e alle autorità pubbliche, ciò che a loro piace e ciò che non gradiscono.

La potenzialità dei mezzi di comunicazione sociali sono enormi; essi rappresentano una grande opportunità e un grande rischio.

I mass media rappresentano sicuramente un nuovo aeropago, strumenti che possono aiutarci ad educare i giovani ai solidi valori umani e a promuovere una cultura della solidarietà, della libertà e della pace. Perchè questo avvenga è necessario comprendere le potenzialità che abbiamo come telespettatori-consumatori-cittadini e magari imparare a padroneggiare i tanti strumenti a nostra disposizione: dalle leggi al buon senso, dal consumo consapevole all'acquisizione delle competenze per comprendere i messaggi mediali.

Per guardare la TV sfruttandone le tante potenzialità senza subirne i rischi occorre guardarla con attenzione. Sapendo che si può scegliere. Sapendo che, qualche volta, si può anche spegnere.
 
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