L’uomo non sempre s’impegna a realizzare quanto sostiene di agognare. Il sogno ricorrente di una pace perpetua e di una prosperità diffusa ha, ad esempio, accompagnato il cammino dell’umanità, nella realtà si è volto, invece, a guerre infinite, combattute con armi e strategie mutate nel corso dei millenni, mentre l’approdo è, in ogni era e per qualsiasi civiltà, rimasto il medesimo a qualsivoglia latitudine.
Nella nostra società tecnologicamente avanzata va poi maggiormente crescendo il senso di precarietà e d’angoscia: ogni “altro” potrebbe seminare terrore e gli eventi dagli effetti devastanti divengono all’istante notizia globale ingenerando panico.
Il nuovo millennio vede come sintomo preoccupante anche la crisi dello Stato con il sorgere di una moltitudine di autorità, ciascuna delle quali con l’ambizione di farsi stato; e nelle microentità statali maggiormente si pone in atto la prevaricazione del più forte sul più debole con svariate e accentuate tipologie di violenza, già nell’ultimo decennio del Novecento sperimentate in varie parti del globo.
Declino economico, diffusa criminalità, corruzione e inefficienza provocano (e oramai è divenuto un dibattito pleonastico) una forte spinta verso il micronazionalismo.
Samuel P. Huntington individua nelle pretese universalistiche dell’Occidente, provocanti irrefrenabili e nocive frammentazioni, la causa del conflitto con altre civiltà, in particolare con l’Islam e la Cina (
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale).
Viene delineato un quadro futuro preoccupante, anche se proprio dai sovvertimenti, con una forte dose di buona volontà, potrebbe sorgere un diverso assetto mondiale, volto a quel sogno di cui dicevo.
Pura utopia? È così secondo le previsioni dei cosiddetti catastrofisti, ma io voglio accantonare, invece, la scelta ipotetica e lascio spazio a quella imprevedibilità da tenere sempre in conto quando sono troppi i fattori in gioco.
Un'imprevedibilità che sarà, per noi, un'arma da esternare al momeno opportuno!