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La fatica di decidere

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Dan Comma
view post Posted on 21/1/2012, 12:39




Secondo uno studio realizzato da Jonathan Levav, dell'Università di Standford, e Shai Danziger, dell'Universita Ben Guiron, l'incostanza di un comportamento è un rischio che corre chiunque debba prendere decisioni.

Come esempio, viene riportato l'analisi di due detenuti nelle carceri israeliane comparsi davanti alla commissione che concede la libertà condizionale. Tutti e due avevano già scontato almeno 2/3 della pena, ma la commissione concesse la libertà solo a uno di loro. Al primo detenuto che si era presentato alle 8:50. Era un arabo israeliano condannato a due anni e mezzo per frode. Alle 16:25 fu discusso il caso di un altro arabo israeeliano condannato a due anni e mezzo per frode. Cera una logica nelle decisioni della commissione, ma non aveva niente a che fare con l'origine dei detenuti né con il reato commesso, né con l'entità della pena: era tutta una questione di orari! Infatti, i detenuti che comparivano davati alla commissione di mattina ottenevano la libertà nel 70% dei casi, quelli del pomeriggio meno del 10% veniva liberato.

Secondo i studiosi Levav e Guiron, i giudici erano stati logorati dalla fatica mentale accumulata dopo aver valutato un caso dopo l'altro. Questo tipo di affaticamneto può far compiere scelte sbagliate. La fatica mentale distorce il giudizio di tutti, manager e operai, ricchi e poveri. Anzi, può essere particolarmente pericolosa per i più poveri. Eppure poche persone ne sono consapevoli. L'affaticamneto da decisione ci aiuta a capire perchè persone di solito sensate si arrabbiano con colleghi e familiari, spendono somme spropositate in vestiti o comprano alimenti scadenti al supermercato. Per quanto cerchiamo di essere razionali e distaccati, non possiamo prendere una decisione dietro l'altra senza parne il prezzo a livello biologico. E' una fatica diversa da quella fisica: non siamo coscienti di essere stanchi, ma la nostra energia mentale diminuisce. Più scelte facciamo durante il giorno, più diventa difficile continuare a scegliere.
Alla fine il nostro cervello cerca una scorciatoia, solitamente di due tipi. La prima è l'avventatezza: agiamo impulsivamente invece di pensare alle conseguenze. L'altra è il modo migliore per risparmiare energia: non fare niente. Invece di angosciarci, non prendiamo alcuna decisione. Evitare di scegliere può creare dei problemi successivamente ma, sul momento, allenta la tensione mentale.
L'affaticamneto da decisione è l'ultima scoperta su un fenomeno che il sociopsicologo Roy F. Baumeister ha chiamato esaurimento dell'ego in omaggio a un'ipotesi freudiana. I suoi esperimenti hanno dimostrato che il cervello ha un quantità di energia limitata per esercitare l'autocontrollo. Le persone coinvolte nei test resistevano alla tentazione di mangiare caramelle o biscotti al cioccolato appena sfornati, ma in seguito cedevano più facilmente ad altre tentazioni. Quando si sforzavano di restare impassibili vedendo un film commovente, poi dimostravano meno resistenza in un test di laboratorio che richiedeva autodisciplina, come risolvere un quesito di geometria o stringere un manubrio a molla. Si è scoperto che la forza di volontà non è solo un'idea popolare o una metafora, ma una forma di energia mentale che si può esaurire. Gli esperimenti hanno confermato l'ipotesi ottocentesca che la forza di volontà è come un muscolo che si affatica con l'uso e può essere conservata evitando le tentazioni.

A un giudice affaticato negare la libertà condizionale sembra la scelta più facile, non solo perchè mantiene lo status quo ed elimna il rischio che il detenuto commetta altri reati, ma anche perchè lascia aperte più possibilità: il giudice può concedergli la libertà in seguito, senza rinunciare all'opzione di tenerlo in prigione in quel momento. La parola decidere ha la stessa radice etimologica di omicidio: entrambe derivano dal latino caedere , che significa tagliare o uccidere, quindi perdere qualcosa. Questa perdita è molto importante quando interviene l'affaticamento da decisione.
Quando siamo mentalmente esausti, siamo più riluttanti a scendere a compromessi che richiedono una capacità di decidere particolarmente elaborata e faticosa. Nel resto del mondo animale il predatore e la preda non negoziano a lungo. Raggiungere un compromesso è una capacità umana complessa e quindi una delle prime a venir meno quando la forza di volontà è esaurita. A quel punto interviene quella che gli psicologi chiamano "avarizia cognitiva" e cerchiamo di risparmiare le nostre energie. Se stiamo facendo acquisti, tendiamo a considerare un solo aspetto, per esempio il prezzo. Quante volte abbiamo detto: - <<mi dia quello che costa meno!>>. Oppure pensiamo alla qualita e diciamo: - <<voglio il meglio!>>. L'affaticamento da decisione ci rende facili prede dei commercianti che sanno fare il loro mestiere, come ha dimostrato Jonathan Levav in alcuni esperimenti sugli abiti e le automobili.

Anche Heatherton credeva nella teoria dell'esaurimento dell'ego, ma non riusciva a capire la causa di questo processo neuronale.

Così Heatherton e i suoi colleghi hanno reclutato 45 donne che seguivano una dieta e hanno cominciato a registrare le reazione del loro cervello alle immagini di alcuni alimenti. Subito dopo le donne dovevano vedere un film comico e sforzarsi di non ridere, un metodo standard, anche se crudele, per prosciugare l'energia mentale e indurre l'esaurimento dell'ego. Poi gli vennero mostrate di nuovo le immagini delle cose da manguiare. Le scansione cerebrali rilevarono l'effeto dell'esaurimento: si notò infatti una maggiore attività del "nucleus accumbens", la zona del cervello che registra le gratificazioni, e una corrispondente diminuzione dell'attività dell'amigdala, che contribuisce a controllare gli impulsi. L'attrazione per il cibo era più evidente quando il controllo degli impulsi era indebolito, una pessima combinazione per chi è a dieta. Ma se gli fosse stata somministrata una dose di glucosio, cosa avrebbero rilevato le scansioni cerebrali? I risultati, resi noti durante un discorso alla Society for personality and social psychology, rilevarono che la somministrazione di glucosio inverte i cambiamenti provocati nel cervello dall'esaurimento dell'ego

I risultati ottenuti non costituiscono solo un'ulteriore conferma del fatto che il glucosio è determinante per rafforzare la volontà, ma hanno anche contribuito a capire in che modo il glucosio può funzionare senza modificare l'uso complessivo di energia nel cervello. sembra che l'esaurimento dell'ego aumenti l'attività in alcune aree cerebrali e la riduca in altre. Quando i livelli di glucosio sono bassi, il cervello non smette di lavorare, ma smette di fare alcune cose e comincia a farne altre. Risponde di più alle gratificazioni immediate e prende meno in considerazione le prospettive a lungo termine.
Queste scoperte sugli effetti del glucosio ci aiutano a capire perchè seguire una dieta è una prova di autocontrollo particolarmente difficile. Perfino le persone con una forza di volontà eccezionale fanno fatica a perdere peso. Cominciano la giornata con le migliori intenzioni, resistono alla tentazione di far colazione con un cornetto o di mangiare il dolce a pranzo, ma ogni atto di resistenza indebolisce ulteriormente la loro forza di volontà. E alla fine della giornata devono reintegrarla. Ma per ritrovare l'energia devono dare al loro corpo un pò di glucosio. Sono intrappolati in un circolo visioso: chi è a dieta ha bisogno di forza di volontà per non mangiare ma, per avere questa forza di volontà, ha bisogno di mangiare. La sola prospettiva di dover esercitare l'autocontrollo ci fa desiderare qualcosa di dolce. Un effetto simile spiega perchè molte donne hanno voglia di cioccolato e di altri dolci prima delle mestruazioni: il corpo sta cercando una rapida integrazione perchè i loro livelli di glucosio sono fluttuanti. Un amerendina o una bibita migliorano subito l'autocontrollo, ma la soluzione è solo temporanea. Sarebbe infatti molto più utile la regolare assunzione del glucosio contenuto nelle proteine e in altri alimenti più nutrienti.
Tornando al detenuto ricevuto alle 16:25 che non aveva ottenuto la libertà, aveva avuto la sfortuna di essere stato il sesto caso esaminato dopo il pranzo: sulla decisione finale pesarono i livelli di glucosio del giudice! E' facile immaginare come si potrebbero evitare queste differenze, magari facendo lavorare i giudici solo mezza giornata, prefribilmente di mattina, con frequenti pause per riposarsi e mangiare qualcosa.
Ma non è altrettanto facile risolvere il problema dell'affaticamento da decisione nel resto della società. Infatti, come ha messo in evidenza uno studio effettuato da un certo Wilhelm Hofmann, provare desideri è la norma e non l'eccezione. E più si esercita la forza di volontà nel resistere ai desideri, più probabilmente le persone sono tentate a cedere alla tentazione successiva.

Dai risultati dell'esperimento di Hofmann è stato dedotto che le persone passano dalle tre alle quattro ore al giorno a resistere ai desideri. I desideri provati più spesso dai soggetti dell'esperimento erano quelli di mangiare e di dormire, seguiti dalla voglia di rilassarsi, smettere di lavorare per un momento e fare un cruciverba o un gioco. Subito dopo venivano i desideri sessuali, seguiti dal bisogno di altri tipi d'interazione, come la voglia di collegarsi a Facebook. Per esistere alle tentazioni, le persone usavano diverse strategie. La più comune era cercare di distrarsi o di cominciare una nuova attività, ma a volte avevano provato semplicemente a reprimere il desiderio. I risultati variavano. Le persone erano abbastanze brave a resistere al sonno, al desiderio sessuale e a quello di spendere soldi, ma non altrettanto brave a ignorare la tentazione di rilassarsi invece di lavorare.

Non è possibile sapere quanto i nostri antenati esercitassero il loro autocontrollo ma è probabile che molti di loro soffrissero meno di esaurimento dell'ego. Quando c'erano meno decisioni da prendere, anche l'afafticamento era minore. Oggi ci sentiamo sopraffatti perchè dobiamo fare molte scelte. Il nostro corpo forse arriva al lavoro in orario, ma la nostra mente può evadere in qualsiasi momento. Chi usa regolarmente il computer vede in media un atrentina di siti web al giorno. Le continue decisioni che deve prendere lo affaticano: deve continuare a lavorare a un progetto, leggere gli ultimi gossip, guardare un video su YouTube o comprare qualcosa su Amazon? In dieci minuti di shopping online possiamo rovinarci per il resto dell'anno. L'effetto di tutte queste tentazioni e decisioni non è intuitivo. Nessuno si rende conto di quanto sia faticoso decidere. Ma le piccole e le grandi decisioni si accumulano. Scegliere cosa mangiare a colazione, dove andare in vacanza, chi assumere, quanto spendere sono tutte cose che consumano la nostra forza di volontà e non c'è nessun sintomo che ci rivela quanto quel famoso "livello di glucosio" si è abbassato. non è come restare senza fiato durante una maratona. L'esaurimento dell'ego non si manifesta come una sensazione, ma come una propensione avivere tutto con maggiore intensità. Quando i sistemi di regolazione del cervello sono indeboliti, le frustrazioni sono più irritanti del solito. l'impulso a mangiare, bere, spendere o dire stupidaggini è più forte. E' facile che vengano prese decisioni illogiche per vantaggi immediati, a costo di danneggiare qualcun altro.
Dice Baumeister: - "La capacità di prendere decisioni non è un tratto del carattere, nels enso che è sempre lì". i suoi studi dimostrano che le persone con più autocontrollo organizzano la loro vita in modo da conservare la forza di volontà. Non programmano riunioni interminabili, evitano buffet dove si può mangiare di tutto, scelgono abitudini che eliminano la fatica di fare continue scelte. Invece di decidere ogni mattina se costringersi a fare ginnastica, prendono un appuntamento regolare con un amico per farlo insieme. Invece di contare sempre sulla forza di volontà, la conservano per le emergenze. Perfino le persone più sagge non scelgono bene quando sono stanche. Chi è davvero saggio non ristruttura la sua azienda alle quattro del mattino, non prende impegni all'ora del cocktail. E se deve decidere alla fine della giornata, sa che è meglio non farlo a stomaco vuoto.

Chi prende le decisioni migliori, è una persona che sa quando non può fidarsi di se stesso.
 
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