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Le erbe nostre amiche, LE TILLANDSIE

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renata.faria
view post Posted on 18/4/2012, 12:59




Le possibilità di adattamento che la natura offre sono innumerevoli e certe creature sanno sfruttarle nei modi più inconsueti. Tra le modalità di sussistenza più lontane da ciò che di abitudine si ritiene la norma, le Tillandsie ne hanno scelto una che potrebbe persino apparire fantastica: si nutrono di aria. Queste belle piante della famiglia delle Bromeliacee disdegnano la terra e scelgono di vivere liberamente dove capita, sui rami degli alberi, sui fili della luce, sulle rocce o sui muri e le ringhiere delle case. Una tale indipendenza deriva dalla peculiarità della loro forma di nutrizione comune a tutte le epifite. Le foglie, la cui morfologia in alcune specie è assai curiosa, sono tappezzate da squame argentee, i tricomi. I tricomi o peli sono formazioni cellulari che si trovano sull'epidermide di numerose piante. Hanno forme e funzioni diverse in accordo con le esigenze di ogni organismo vegetale. In genere servono a proteggere la foglia, a diminuirne la temperatura ed evitare la perdita di acqua. Nelle Tillandsie, i tricomi si presentano come squame a forma di scudo -tricomi peltati- dal caratteristico colore grigio-argento che, oltre a filtrare i raggi solari evitando dannose bruciature, intrappolano e assorbono l'acqua e i sali minerali disciolti nell'aria e li canalizzano nei tessuti della pianta; per questa proprietà sono stati chiamati "tricopompa". Un'altra fonte di nutrimento è costituita dalle colonie di batteri azotofissatori. Questi microrganismi trascorrono l'intero ciclo vitale sulle foglie garantendo alle Tillandsie una parte importante delle sostanze organiche azotate di cui abbisognano. Alcune specie, come la Tillandsia Selleriana, si procurano l'azoto stabilendo un rapporto simbiotico con le formiche. La pianta offre agli insetti il suo pseudobulbo come rifugio e viene ricambiata da questi con il rilascio di scarti organici ricchi di azoto.

L'habitat delle Tillandsie si stende dal sud degli Stati Uniti alla Patagonia e le oltre cinquecento specie finora identificate costituiscono un esempio di versatilità nella capacità di sfruttare le più eterogenee condizioni ambientali. Possiamo trovarle sulle nude vette delle Ande, nei paramos o la Puna, nascoste tra il fogliame delle foreste pluviali e ancora sulle dune sabbiose o nei giardini delle ville intorno a Buenos Aires. Le Tillandsie, ben note ai Maya che le utilizzavano per ornare case e templi, sembra siano rimaste sconosciute ai naturalisti europei fino al 1623, anno in cui il botanico e medico svizzero Gaspar Bouhin ne descrisse una specie nel suo Pinax Theatri Botanici. Un secolo più tardi, quella singolare piantina sarebbe stata chiamata Tillandsia Utriculata dal medico e naturalista svedese Carl von Linné. Ma i primi europei a rimanere meravigliati alla vista di un albero che presentava foglie di colori e forme totalmente diverse -in realtà si trattava di un albero coperto di tillandsie di differenti specie- furono gli uomini sbarcati insieme a Cristoforo Colombo sull'isola che i nativi chiamavano Guanahani. Colombo credette parassite quelle piante -e così vengono considerate, tuttora, dagli indigeni- e le descrisse come curiosi vegetali che condividono con altri l'apparato radicale.Numerosi sono stati i botanici che in seguito hanno dedicato parte della loro opera allo studio della famiglia delle Bromeliacee e al genere Tillandsia in particolare, senza tuttavia riuscire a comprendere pienamente il sistema di vita di queste ultime. L'assorbimento di acqua e sali minerali attraverso le squame che tappezzano le foglie fu descritto dal fisiologo vegetale tedesco Carl Mez in un articolo pubblicato nel 1904. Si arrivava così allo svelamento del mistero che aveva intrigato tanti naturalisti: la fisiologia delle epifite.

Le tillandsie non hanno mai smesso di sorprendere e incuriosire gli amanti della natura e di interessare gli studiosi. I ricercatori del Dipartimento "G. Ciamician" dell'Università di Bologna in collaborazione con il professore Luigi Birghigna dell'Università di Firenze hanno ottenuto interessanti risultati nella ricerca, ancora in corso, sulla capacità delle Tillandsie di assorbire gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), creati dai processi di incompleta combustione di benzina e gasolio. Gli IPA sono pericolosi agenti inquinanti di accertata attività cancerogena prodotti principalmente dal traffico, dal riscaldamento domestico e dalla attività industriale. Le Tillandsie, data la loro vita aerea, sono immuni all'inquinamento terrestre e possono svolgere bene la funzione di biorivelatore di inquinanti atmosferici. Nella ricerca sono state impiegate Tillandsie Caput Medusae e Bulbosa, ma le caratteristiche che le rendono idonee per il biomonitoraggio ambientale sono comuni a tutte le specie e già qualcuno ha immaginato, per un futuro non lontano, grandi pannelli ricoperti di Tillandsie da sistemare nei punti dove più intenso sia il traffico. Siffatti pannelli sarebbero auspicabili perché oltre a fornire ragguagli sullo stato dell'aria potrebbero ripulirla e creare negli affannati viaggiatori la rilassante illusione di trovarsi, anziché in mezzo al caos cittadino, in qualche incontaminata regione delle foreste sudamericane.

Altre ricerche portate a termine negli Stati Uniti hanno scoperto nelle Tillansie la disposizione ad assorbire anche altri agenti inquinanti come formaldeide, radon, anidride solforosa, ozono e fumo di sigarette. Questa capacità le rende efficaci per combattere quella che viene definita sick building syndrome (SBS) ossia sindrome dell'edificio malato, dovuta alla presenza nell'aria domestica di tali sostanze, che può provocare emicrania, affaticamento, sonnolenza, irritazione al naso, nausea e perdita di concentrazione. Se a queste caratteristiche aggiungiamo la semplicità della coltivazione -come si vedrà in seguito-, possiamo dire che la Tillandsia con le sue forme insolite e i delicati colori delle foglie che contrastano piacevolmente con le tinte vivaci dei fiori, è la pianta ideale per rallegrare le nostre stanze chiedendo in cambio solo pochi minuti del nostro tempo.

La coltivazione
Le tecniche di coltivazione sono abbastanza semplici. Le Tillandsie sono piante duttili con grande capacità di adattamento, l'estensione e le differenze climatiche del loro habitat ne sono conferma. La loro versatilità, tuttavia, non va sopravvalutata. Una pianta che passa da una situazione ambientale a un'altra, anche simile, deve far fronte a un processo che comporta certi rischi. Nel momento di adottare una Tillandsia è necessario informarsi bene sulle sue caratteristiche ed esigenze e in ragione di queste scegliere il luogo dove collocarla dentro o fuori casa. Nei primi tempi, dopo averla sistemata nel posto più adatto, bisogna osservarla per assicurarsi che tutto vada per il meglio, se una pianta è sana si vede dall'aspetto. In seguito diamo una sintetica guida pratica alla coltivazione che può servire di orientamento a chi intende ornare le stanze o il giardino con queste affascinanti e singolari piante.

Dove sistemarle
Le tillansie vivono bene all'aria aperta, specialmente se appese all'ombra di un albero o legate a un pezzo di corteccia in una posizione protetta dal sole delle ore più calde. Il bisogno di luce solare diretta varia secondo la specie ed è una buona precauzione, prima di sistemare una pianta che non si conosce, avere informazioni sull'esposizione corretta per la specie in questione.

Nelle regioni di clima mite le Tillandsie possono restare all'esterno tutto l'anno. Non è indispensabile durante l'inverno metterle al riparo dentro casa sottoponendole così a un cambiamento di microclima che potrebbero non sopportare; coprirle durante la notte nei periodi più freddi può bastare. Nei casi in cui il termometro scende al di sotto dei 4-5 gradi e non si ha la possibilità di ripararle senza spostarle è consigliabile portare le piante al chiuso in autunno onde evitare nocivi sbalzi di temperatura.

Le tillandsie si adattano anche bene a vivere negli interni purché ci sia abbastanza luce e una buona ventilazione. Il sostegno su cui vengono appoggiate è indifferente. Potrebbe essere una pietra, un ramo secco, un oggetto di vetro, resina, ceramica o di qualsiasi altro materiale. Un'ottima sistemazione è quella tra le foglie di una pianta d'interno i cui detriti contribuiranno al nutrimento della Tillandsia.

E' importante evitare di collocarle dentro un vaso di vetro o un terrario o in qualsiasi posizione dove l'aria sia scarsa.

Quando la Tillandsia dà segni di godere di buona salute si raccomanda di evitare qualunque spostamento o modificazione nelle cure: un nuovo processo di adattamento potrebbe non riuscire.

L'annaffiatura
Le Tillandsie tenute all'aperto in giardini o terrazzi ricevono l'acqua dalla rugiada e dalla pioggia. Nei periodi in cui le precipitazioni sono abbondanti non hanno bisogno di cura alcuna, altrimenti è necessario bagnarle spruzzando le foglie con acqua il cui pH sia compresso tra 4,5 e 6,5. Acque troppo acide non favoriscono la coltivazione e quelle troppo alcaline possono impedire il buon assorbimento dei sali minerali. Non è consigliabile l'impiego di acqua del rubinetto, il calcare potrebbe depositarsi sulle foglie danneggiando i tricomi e il cloro, che quest'acqua contiene, non giova in genere alle bromeliacee.

Alcune considerazioni vanno tenute presente se si vuole avere una buona riuscita nella coltivazione. Le Tillandsie mal sopportano la sovrabbondanza di acqua; a queste piante è preferibile far mancare l'acqua che darla in eccesso. L'annaffiatura deve regolarsi in funzione del periodo dell'anno, dell'intensità della luce, dell'età e della morfologia della pianta. Deve essere abbondante in primavera e in estate e limitata in autunno e inverno. Se la luce è poca il bisogno di acqua è minore. Le piante di foglie filiforme vanno vaporizzate più spesso di quelle con foglie carnose. Richiedono maggior quantità di acqua le piante fiorite o con un certo numero di polloni.

Se si desidera coltivarle in casa le annaffiature dovranno effettuarsi in ogni stagione con poche variazioni di frequenza. La temperatura all'interno soffre nel corso dell'anno mutazioni meno importanti e durante l'inverno alla diminuzione dell'umidità dell'aria per via dei termosifoni, che consiglierebbe un aumento delle vaporizzazioni, si contrappone un calo nell'intensità e nella durata della luce che renderebbe opportuna una riduzione della quantità di acqua, quindi un cambiamento rilevante nel ritmo delle annaffiature non è necessario. Una media annua di due vaporizzazione a settimana può essere sufficiente.

La concimazione
Le Tillandsie nonostante si adeguino a vivere in ambienti poveri, ricevono in natura l'apporto di sostanze nutritive essenziali per crescere e riprodursi, sostanze che possono venire a mancare quando allontanate dal loro habitat. Per sopperire a queste carenze bisogna far ricorso ai fertilizzanti. I più adeguati sono i composti di azoto, fosforo e potassio, elementi indispensabili per un sano sviluppo delle foglie e una buona fioritura. Bisogna far attenzione alla percentuale di azoto perché: mentre una concentrazione eccessiva di fosforo o di potassio non crea alle Tillandsie gravi problemi, l'azoto in dosi troppo alte può causare l'ingiallimento e il prolungamento abnorme delle foglie. Si può considerare ottimale una preparazione che contenga i tre elementi in parti uguali (per esempio 20 20 20). La dose consigliabile di fertilizzante è un grammo diluito in un litro d'acqua. Con questo preparato si vaporizzano le piante due volte al mese in primavera ed estate e una d'inverno.

Diamo uno sguardo ai benefici apportati da questi tre elementi chimici e i danni causati dalla loro mancanza.

L'azoto (N): favorisce la crescita della pianta. Un apporto insufficiente di azoto ferma lo sviluppo delle foglie che diventano rigide, compatte e di colore giallo chiaro; se invece l'apporto è sovrabbondante le foglie si allungano oltre misura e ingialliscono. L'azoto deve provenire dall'ammonio o dal nitrato, quello proveniente dall'urea non è adatto.

Il fosforo (P): agisce sulla fioritura, sullo sviluppo dei frutti e la produzione di semi. La carenza di fosforo provoca il rimpicciolimento delle foglie che appaiono violacee e con l'apice abbassato lo sviluppo della pianta si ferma. L'eccesso non comporta danni importanti, può soltanto indurre la pianta a una maturazione prematura.

Il potassio (K): partecipa alla fotosintesi e alla crescita delle radici e dei tessuti. Accresce il colore dei fiori, aiuta la formazione e il dischiudersi dei boccioli, aumenta la resistenza ai parasiti e alle malattie. In caso di carenza le foglie diventano molli e cadenti, ingialliscono e i bordi si seccano. Un'eccedenza di potassio non comporta danni.

I parassiti e le malattie
Le Tillandsie possiedono una buona resistenza alle malattie e, a eccezione di afidi e cocciniglie, non sono facile preda di insetti e parassiti, tuttavia è necessario controllare le piante periodicamente e con attenzione per evitare sgradevoli sorprese. Foglie increspate o molli o con gli orli intaccati, ingiallite o arrossate in una specie che non cambia colore con l'esposizione al sole o nell'epoca della fioritura, boccioli che seccano, depositi biancastri nelle foglie, sono tutti campanelli d'allarme che dobbiamo prendere seriamente in considerazione. Individuare il nemico in tempo e provvedere alla cura adatta permette di minimizzare i danni sofferti dalla pianta infetta.

La prevenzione
La prevenzione è il metodo più semplice, più efficace e meno costoso nella lotta contro malattie e parassiti. Elenchiamo alcuni consigli utili da non dimenticare.

1 Informarsi sul tipo di coltura più adatto a ogni specie. Le piante sottoposte a cure inadeguate hanno meno possibilità di difendersi dagli attacchi di malattie e predatori.
2 Annaffiare secondo le esigenze della specie.
3 Concimare regolarmente.
4 Quando si sceglie una pianta accertarsi che goda di buona salute.
5 Esaminare settimanalmente ogni pianta.
6 Agire tempestivamente e adeguatamente non appena la pianta da segni di essere stata preda di malattie o parassiti.
7 Evitare l'accumulo di detriti sulle foglie.

Insetti nocivi
I peggiori nemici delle Tillandsie sono gli affidi e le cocciniglie.

Gli afidi: o gorgoglioni o pidocchi delle piante sono insetti emitteri parassiti dei vegetali. Esistono numerose specie di forme diverse e la loro azione è doppiamente nociva perché trasmettono un fungo che può infettare le piante e di cui non è facile sbarazzarsi: la fumaggine che colora di nero tutto ciò che invade e che può arrecare gravi danni se non si agisce rapidamente in maniera forte e sistematica.

La cocciniglia: è un piccolo insetto omottero parassita delle piante. Il maschio ha due ali, la femmina e le uova sono protetti da un carapace. Formano dei depositi biancastri ben visibili. Esistono diverse specie tutte mortali per le piante se non si interviene rapidamente e con efficacia. Questi insetti alloggiano principalmente nelle ascelle delle foglie e alla base nella parte di sotto; si spandono rapidamente da una pianta all'altra. Durante la primavera e l'estate sono più dannosi.
La prima precauzione è isolare le piante infette e anche quelle più vicine che possono essere state contagiate e portare delle uova. In seguito lavare con cura tutte le piante con un pezzo di cotone idrofilo imbevuto in alcool diluito a ragione di 1 volume di acqua per 3 volumi di alcool ed eliminare bene tutte le tracce sospette. Sciacquare la pianta con un forte getto d'acqua.

Le blatte: insetti appiattiti, il primo segmento del torace nasconde la testa, antenne lunghe, divorano le foglie e trasmettono malattie.

Si trovano in commercio molti prodotti efficaci per combattere malattie e parassiti, ma se si vuole evitare di far ricorso a anticrittogamici e pesticidi, alcune vecchie ricette naturali possono essere di grande utilità.

Il sapone nero: 200 grammi disciolto in 10 litri di acqua, costituisce un eccellente insetticida, specialmente in polverizzazione contro gli affidi.

L'aglio: mettere 8 – 10 grammi in un litro di acqua fredda e far bollire per 15-20 minuti, coprire mentre il decotto si raffredda, si otterrà un prodotto miracoloso che ha un effetto preventivo contro i batteri e i funghi che portano gli affidi e gli acari.

La nicotina: far macerare qualche sigaretta in un litro d'acqua, si otterrà un insetticida molto efficace contro gli affidi.

La cannella in polvere: cospargere le piante attaccate da una malattia crittogamica e non annaffiare per 8 -10 giorni.

L'alcool etilico: tre volumi di alcool diluito in uno di acqua. Con un pezzetto di cottone idrofilo imbevuto in questa soluzione lavare le foglie attaccate dalla cocciniglia. Risciacquare bene.

 
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