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Storielle ebraiche

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Dan Comma
view post Posted on 7/9/2013, 12:32




Questa estate mi son letto un libricino intitolato "Storielline ebraiche" e vorrei riportarne alcune che mi sembrano molto carine e azzeccate. Mi auguro di deliziarvi nella lettura.

La logica semplice
Un rabbino chiese ad un uomo: <<perché il cane muove la coda e non viceversa?>>. La risposta fu:<<perché il più forte è il cane, altrimenti sarebbe più forte la coda>>.

L’essere marpioni
Durante la prima guerra mondiale un ricco uomo d’affari aveva dato ordine severissimi affinché nella sua banca non si facessero sottoscrizioni per la Croce Rossa. Succede tuttavia che due belle crocerossine riescano a superare gli sbarramenti, a entrare nel suo studio e addirittura a uscirne con un assegno consistente. Il giorno dopo, le due crocerossine incontrano per strada l’uomo e gli fanno osservare come il suo assegno non sia stato firmato, certo per una semplice dimenticanza. <<ma no, care signorine>> dice l’uomo <<io non sono uno di quelli che parla a destra e a manca delle proprie opere di beneficienza, quando faccio un regalo, deve rimanere sempre anonimo!>>

Maledizione famosa
Una delle maledizioni più famose dello yiddishkeit era:<<che tu perda tutti i denti! Soltanto uno te ne rimanga: per il mal di denti>>.

Condivisione d’animo
Un ricco commerciante, singolare nelle sue iniziative, ordinò alla moglie di illuminare a festa tutta la casa ogniqualvolta faceva cattivi affari. Se invece gli affari gli andavano bene, la moglie doveva limitarsi ad accendere un’unica candela. <<quando le cose mi vanno male, anche gli altri devono arrabbiarsi>>, spiegava l’uomo. <<infatti, si arrabbieranno pensando che le cose mi vadano bene. Quando, invece, le cose mi vanno bene, voglio concedere anche agli altri una piccola gioia: saranno felici che io non possa permettermi nemmeno un paio di candele>>.

Pagare troppo non conviene
Un ricco imprenditore viene trovato morto nell’appartamento della bellissima Sara. Durante l’interrogatorio della polizia, Sara racconta i particolari: <<quattro giorni fa è venuto da me e mi ha pregato di fargli accarezzare i miei capelli in cambio di 30 euro. Ho acconsentito. Il giorno dopo ha voluto un ricciolo in cambio di 50 euro. Gli ho dato il ricciolo. Ieri è venuto e mi ha chiesto un bacio per 100 euro. Ho accettato. Oggi è tornato e mi ha detto: “Sara, non posso più vivere senza di te. Sii mia, per 1000 euro!”. Gli ho risposto: “Caro signore, so che tu sei ricco ma la mia tariffa è in realtà di 100 euro….”. Ha avuto un colpo>>.

Dedicata alle mogli
<<come va, Coen?>>. <<grazie, va ancora, una o due volte al mese>>. <<ma Coen, non intendevo in quel senso! Chiedevo, come va a casa?>>. <<a casa non va assolutamente>>.

Allocuzione sulla donna giusta
Il rabbino pronuncia un’allocuzione: <<una donna deve essere parsimoniosa, costante e riservata. Allora è certamente la donna giusta>>. Kahn si dice: “Io una donna così ce l’ho; è tanto parsimoniosa che cambia gli asciugamani, ma non prima di 6 settimane; è tanto costante che siede in poltrona tutto il giorno; è tanto riservata che a tutt’oggi non mi ha ancora confessato di chi è il nostro David”.

Dedicata ai giovani
Diceva un saggio: <<non sputare nel pozzo, prima o poi potresti aver bisogno di quell’acqua>>.
Non sempre i buoni sono buoni
Moishe viene chiamato in paradiso. <<in terra sei stato un buon ebreo>> dice l’Eterno <<che cosa vorresti che ti regalassi? Dimmelo, lo otterrai subito, ricorda soltanto che il tuo peggior nemico riceverà il doppio di ciò che ricevi tu>>. Sorridendo, Moishe implora: <<toglimi un occhio>>.

I divieti delle religioni
Durante una cena ufficiale, un vescovo e un rabbino sono seduti l’uno accanto all’altro. Viene servito del prosciutto cotto caldo con degli spinaci e il rabbino rifiuta di mangiarne. <<non Assaggia questo maiale squisito, signor rabbino?>> chiede il vescovo con un sorriso malizioso. <<no,monsignore,non posso mangiarne perché la mia religione me lo vieta>>. <<e’ un gran peccato, signor rabbino, lei non sa cosa perde>>. Alla fine della cena ci sono i soliti convenevoli. Dice il rabbino al vescovo: <<monsignore, la prego di porgere i miei rispettosi saluti a sua moglie>>. <<ma signor rabbino, io non sono sposato,la mia religione me lo vieta>>. <<che peccato, monsignore, lei non sa cosa perde>>.

Il fine giustifica il mezzo
<<aaron, tu che sei un uomo colto e raffinato, come mai ti umili davanti a ogni rozzo banchiere?>> <<succede così sin dai tempi dei nostri padri. Se vuoi mungere la mucca, deve chinarti per forza>>.

Quando si mangia non si parla
Un venerdì sera Itzig si trova a Sighet, in Ungheria, da certi suoi parenti e viene trattenuto a cena. Ci sono delle splendide carpe in gelatina. I parenti si informano: <<cosa fa mamma Sosha?>>. <<morta>>risponde Itzig e, mentre le donne scoppiano in un pianto dirotto e gli uomini scuotono costernati il capo, si serve un’enorme porzione di pesce. Viene poi portata in tavola l’oca ripiena con contorno di gnocchi. <<e cosa combina il cugino Yossel?>> chiedono ancora gli ospiti. <<annegato>> dice Itzig e, mentre si rinnovano i lamenti, spazza via l’oca, un pezzo dopo l’altro. Alla fine viene servita una splendida torta di mele, bella e croccante. <<come va la suocera di Yossel?>> chiedono le signore. <<e’ dipartita per gli acciacchi dell’età>> sostiene Itzig. Questa volta però viene contraddetto. <<non può essere>> sostiene un altro ospite, <<l’ho vista proprio ieri, sulla passeggiata a Karlsbad>>. <<può darsi>> ammette tranquillamente Itzig a fine pasto. <<finché io mangio, per me sono tutti morti>>.

Cantastoria per cantastoria
Due ebrei magnificano le virtù dei loro rabbini. Anzi, citano i loro miracoli. <<vuoi che ti racconti l’ultimo miracolo? Venerdì scorso, tornando dalla sinagoga, rav Lev porta a pranzo quattro chassidim. La moglie di rav Lev gli dice: “Ma cosa ti è saltato in mente! Io ho soltanto un pesce mentre noi siamo sei”. “Non importa”, risponde Lev “mettilo a tavola e vedrai”. La moglie esegue e quando sono a tavola ciascuno dei sei ha un bel pesce davanti a sé>>. <<a parte che la moltiplicazione dei pesci è il piatto forte di molti dottori e rabbini pii, quanto mi hai raccontato è niente al confronto con i miracoli di rav Aaron. Ieri sera, infatti, giocava a carte con il gran rabbino di Vienna, il quale aveva in mano quattro re e stava già gridando: ”Ho vinto”, quando rav Aaron mette sul tavolo cinque assi>>. <<cinque assi? Non è possibile, te lo sei inventato adesso per controbattermi>>. <<sono d’accordo, ma tu riduci il numero dei pesci e io ridurrò il numero degli assi>>.

Accontentare per ottenere
Durante un inverno freddissimo Hershel andò dal rabbino e gli chiese la carità per comperare della legna da ardere. <<d’accordo, te la darò<< rispose il rabbino <<ma tu devi prima illustrarmi il problema attraverso immagini allusive, senza mai parlare in modo diretto>>. <<signor rabbino>>, rispose Hershel <<il freddo è un terribile donnaiolo>>. <<non dire sciocchezze, Hershel!>>. <<senta, signor rabbino, questa mattina mia moglie rincasava ed ecco il gelo inseguirla. Lei era senza fiato, tutta tremante, perché il gelo era entrato addirittura nella camera da letto….>>. <<e tu cosa hai fatto, Hershel?>>. <<ho cercato un pezzo di legno per dargli addosso, magari piccolo. Ma in casa non c’era>>.

Ringraziare è sempre cosa buona
Rothschild sta maritando la figlia. Al pranzo di nozze tutti sono commossi e pieni di giubilio. Il rabbino fa un discorso e dice: <<figli e figlie di Israele, poiché oggi siamo ricolmi di gioia, non dimentichiamo i poveri. Anzi, vi chiedo di gridare insieme a me: “Evviva i poveri….”>>.

Oltre alla volontà ci vogliono i mezzi
L’ultimo zar russo passa in rivista un reggimento che sta per raggiungere la linea di fuoco. <<come ti chiami?>>. <<aaron>>. <<mi ami?>> . <<certo, maestà>>. <<potresti uccidermi?. <<mai, maestà>>. <<e tu, come ti chiami?>>. <<tolstoj>>. <<mi ami?>> . <<certo, maestà>>. <<potresti uccidermi?. <<giammai, maestà>>. Lo zar pensa che sia opportuno interrogare anche il tamburino del reggimento. <<e tu, come ti chiami?>>. <<moishe>>. <<mi ami?>> . <<perché non dovrei amarvi? Si, posso farlo>>. <<potresti uccidermi?. <<con che cosa, con questo tamburino?>>.

Quando si conosce bene una persona
Schmitz si accorge che, una volta ancora, il suo contabile fuma guardando fuori dalla finestra dell’ufficio, invece di lavorare. <<senta, Baruch>> gli dice impermalito <<preferirei che lei guardasse i passanti col suo culo e invece controllasse i miei libri contabili con i suoi occhi>>. <<mi creda, Signor Schmitz, è una cosa che succede quasi sempre>>. <<davvero? E cosa dicono i passanti?>>. <<dicono: “Buon giorno, Signor Schmitz>>.

Dar fastidio non sempre è sbagliato
Lowy e Rosenthal sono personaggi poco raccomandabili che hanno fatto affari con ogni genere di prodotti e con tutti i regimi del mondo. Una sera bevono una birra e discutono. Ciascuno dei due vuol dimostrare di essere più scaltro dell’altro. A un certo punto Lowy dice: <<rosenthal, se tu credi di poter finire in paradiso dopo morto, sbagli di grosso>>. <<e invece io penso che ce la farò senz’altro>>. <<impossibile, e come?>>. <<possiedo un metodo infallibile. Quando arriverò alle soglie del paradiso aprirò la porta e poi la richiuderò di scatto>>. <<senza entrare?>>. <<senza entrare…..Poi riaprirò la porta e, dopo un po’, bum!, d’un colpo la richiuderò. Per almeno quattro o cinque volte. A quel punto l’angelo portiere mi urlerà. “Senti, o entri o esci!”. E io entrerò>>.

Ingratitudine sommata alla beffa
Avrom va a trovare Chajim che abita a due passi da lui e gli fa il seguente discorso: <<discutiamo, Chajim, tu sei ricco e io sono povero. Devi dunque dividere con me le tue proprietà>>. <<hai ragione, Avrom>>. <<tu hai due cavalli, quindi devi darmi il secondo>>. <<ma certo!>> ammette Chajim. <<tu hai due vacche, perciò devi darmene una>>. <<e’ la regola del brav’uomo!>> replica Chajim. <<tu hai due galline, dunque me ne devi dare una>>. <<assolutamente no, Avrom>>. <<come mai, Chajim? Mi hai detto che mi dai sia il secondo cavallo che la seconda vacca. Perché non mi vuoi dare la gallina?>>. <<perché io possiedo soltanto un cavallo e una vacca mentre invece ho due galline>>.

Al buon affare si partecipa sempre
Cohen incontra Schmitz alla Borsa. <<senti Schmitz, ti dovrei dire una cosa riservata>>. << Hai un’aria strana, osa ti è successo?>>. <<mi è difficile parlartene>>. <<e’ una cosa che riguarda te o me?>>. <<riguarda te>>. <<parla!>>. <<riguarda Sarah, tua mogie>>. <<cioè?>>. <<ti tradisce>>. <<ma non è una notizia, Cohen. Per la cronaca, con chi?>>. <<con Ehrenburg>>. <<non dirmelo!>>. <<e anche con Lowy, con Grossman e con Bromberg>>. <<cosa si dice in Borsa?>>. <<dicono che la moglie di Schmitz è ricca ed è un ottimo affare>>. <<ma guarda! Senti, Cohen, tua moglie è ricca e ti tradisce?>>. <<ma sei sciocco, sai bene che non sono ammogliato>>. <<allora nessuno dice che tua moglie è un buon affare?>>. <<assolutamente no, come potrebbe succedere?>>. <<ti svelo un segreto, Cohen. Ho sempre preferito partecipare agli affari, perciò è meglio, credimi, partecipare a un buon affare al 20% anziché a un cattivo affare al 100%>>.

Ogni città ha la sua fama
Il banchiere triestino Schmitz deve recarsi a Parigi. Weiss, il suo socio in affari, gli chiede: <<porti con te la tua amichetta?>>. <<perché quando vai a Monaco, ti porti dietro la birra?>> replica Schmitz.

L’anatema celato
Un shnorrer non è riuscito a scucire mezza corona al ricco Hirsch. Al momento di andarsene dice solennemente: <<che lei possa essere come i nostri padri Abramo, Isacco e Giacobbe!>>. Risponde perplesso Hirsch: <<allora lei mi benedice lo stesso?>>. <<che significa benedire o maledire?>> replica lo shnorrer. <<le ho soltanto augurato di essere errabondo come Abramo, di diventare cieco come Isacco e zoppo come Giacobbe>>.

Puntualizzare è sempre meglio
<<caro Jesurum, cosa fai qui a Trieste? E proprio da queste parti, sulla salita di Scorcola, dove abito io?>>. <<sto facendo quattro passi, caro Frank, prima di prendere il treno per Gorizia. Dove abiti?>>. <<vedilà, all’angolo, dove ci sono quei grandi ippocastani e quegli enormi rosai?>>. <<ebbene?>>. <<lì, nascosta nel verde, c’è la mia villa>>. <caspita!>>. <<la prossima volta che ti trovi a Trieste, vieni a pranzo da noi. Deborah ne sarà felicissima>>. <<te lo prometto fin d’ora>>. <<fai attenzione, quando entri. Ci sono dei gradini e un cancelletto>>. <<non preoccuparti>>. <<arrivato al cancelletto, spingilo con il ginocchio>>. <<perché con il ginocchio?>>. <<non verrai a mangiare da noi mica a mani vuote?>>.

Alla morte (di un ricco) c’è rimedio
Il commerciante Lowenthal ha un terribile paura. <<non deve temere la morte>> gli dice un shnorrer di passaggio a Vienna. <<per un ricco come lei c’è un rimedio sicuro, venga a Sadigori, lì da noi non è mai morto un ricco>>.

L’impossibile non lo si cerca
Lowy festeggia il cinquantesimo anniversario della fondazione dell’azienda che possiede insieme a un socio. Dice al suo procuratori: <<senta, vorrei festeggiare l’anniversario dell’azienda. Deve essere una cosa vistosa e gli impiegati devono essere contenti, però non deve costarmi un soldo>>. Risponde il procuratore: <<senta, signor Lowy, dovrebbe impiccarsi: è pubblicità, non costa nulla e i suoi dipendenti ne sarebbero contenti>>.

A proposito di povertà
<<essere poveri>> diceva un rabbino <<non è una vergogna, ma nemmeno un onore>>.
 
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